Riforme in Itinere: il ddl Pillon e l'oblio della Giurisdizione

di Ida Grimaldi

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Volge al termine l’esame in Senato del DDL S.735 del 2018, cd “Pillon”(e gli altri affini n.45, 118 e 768) in materia di “affido condiviso, mantenimento diretto e garanzie di bi- genitorialità”.

Trattasi di un disegno di legge che trasforma il bambino da soggetto di diritto, traguardo lodevolmente raggiunto dal nostro Paese con il decreto filiazione del 2013, ad oggetto di diritto.

Una proposta di riforma che prevede una serie di modifiche all'attuale sistema normativo, con probabili violazioni alla normativa costituzionale e sovranazionale (Leggi n.176/1991 e n.77/2013).

Non è questa la sede per esaminare il merito delle disposizioni contenute in detto disegno di legge; ciò che, tuttavia, desta grande preoccupazione, è l’intervento in materia di giurisdizione che questo disegno di legge vuole attuare, snaturando e avvilendo il ruolo dell’avvocatura e della magistratura, oltre che quello delle parti.

Ne è un esempio la evidente violazione dell’art.24 della Costituzione laddove il testo proposto, non stabilendo l’obbligatorietà dell’assistenza e della rappresentanza tecnica da parte dell’avvocato e prevedendo la possibilità del mediatore di estromettere l’avvocato dagli incontri in sede di mediazione, causa grave nocumento al diritto di difesa.

Altrettanto allarme desta la previsione di istituti sostitutivi della discrezionalità del potere decisorio del Giudice, quali la mediazione, il piano genitoriale, il coordinatore genitoriale, istituti che vengono inseriti all'interno del processo e che vengono rafforzati con sanzioni processuali che sono l’improcedibilità, per quanto riguarda la mediazione preliminare, e addirittura la nullità qualora il piano genitoriale non venga inserito nella separazione consensuale.

Trattasi, in sintesi, di linee di intervento diverse e contraddittorie, a tutela di compiti assegnati a soggetti privati, che appaiono gravemente lesive del processo quale strumento di lavoro e di attenzione alla tutela del sistema giustizia e che, se approvate, rischierebbero di vanificare gli importanti approdi faticosamente raggiunti nella giurisprudenza e nelle prassi operative con il sostanziale e decisivo apporto dell’Avvocatura, sulla base della disciplina attualmente vigente.

La questione “Pillon”, dunque, non riguarda solo le famiglie, i bambini, le donne vittime di violenza, ma riguarda l’avvocatura tutta, che deve essere vigile e unita nel contrastare riforme che possano minare, non solo l’istituto del difensore, il cui importante ruolo costituzionale è stato oggetto dell’ultimo Congresso Forense, ma snaturare il ruolo stesso della giurisdizione, con una conseguente trasformazione in senso illiberale del nostro sistema di tutele.

Ida Grimaldi – Delegato Cassa Forense


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