LA SITUAZIONE DEGLI AVVOCATI IN RUSSIA: TRA PERSECUZIONI E RIVENDICAZIONI DI DIGNITÀ PROFESSIONALE

di Adriano Scardaccione

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Nel corso degli ultimi anni, la situazione degli avvocati in Russia è divenuta sempre più critica, con una serie di eventi che hanno messo in luce la difficile posizione di coloro che, nell'esercizio della loro professione, si trovano a difendere i diritti umani ed a opporsi alle politiche governative.

Recentemente, la morte di Aleksej Naval'nyj, avvocato e leader dell'opposizione russa, ha scosso la comunità internazionale. Naval'nyj, condannato a 19 anni di carcere per "estremismo", è deceduto in circostanze sospette, con la famiglia che non ha potuto vedere il suo corpo e le indagini sulla morte che sono state prolungate senza una durata specificata. Questo evento ha sollevato ulteriori preoccupazioni riguardo la persecuzione degli avvocati in Russia, molti dei quali hanno subito arresti e accuse di estremismo.

Il caso di Bakhrom Khamroev, avvocato ed attivista per i diritti umani, è emblematico. Khamroev è stato arrestato e condannato a 14 anni di carcere per "aver giustificato atti terroristici su Internet" e "aver partecipato alle attività di un’organizzazione terroristica". Durante la sua detenzione, ha subito diversi maltrattamenti e gli è stato negato il diritto di leggere libri e di praticare la propria religione.

Nonostante l’articolo 18 della Legge Federale n. 63-FZ del 31 maggio 2002 sulla professione forense e le attività degli avvocati nella Federazione Russa vieti «qualsiasi interferenza con le attività degli avvocati in conformità con la legislazione vigente, nonché qualsiasi ostacolo a tali attività», assicurando che «gli avvocati, i membri delle loro famiglie e i loro beni» siano «sotto la protezione dello Stato», dall’adozione di tale Legge Federale sono stati uccisi quasi 30 avvocate, avvocati e loro familiari, ed altrettanti sono stati aggrediti o vittime di tentati omicidi.

Il Comitato per i Diritti Umani dell’ONU ha più volte sottolineato che l’avvocatura deve essere in grado di assistere e rappresentare gli imputati, in conformità con i principi generalmente accettati di etica professionale, e «liberi da qualsiasi influenza, pressione, intimidazione o interferenza, diretta o indiretta, da parte di qualsiasi persona e per qualsiasi motivo».

La situazione ha raggiunto un punto di rottura nel 2023, quando gli avvocati russi hanno indetto uno sciopero eccezionale in risposta alla violenza subita. Gli osservatori internazionali hanno analizzato la situazione, sottolineando come le autorità russe ostacolino costantemente il lavoro dei difensori, incrementando il numero di intimidazioni e di procedimenti penali, nonché giustificando azioni violente e repressive nei loro confronti.

La mera appartenenza alla classe forense russa, non solo non è sufficiente a proteggere le vittime di questi attacchi, ma, spesso, è la ragione stessa della loro persecuzione. L'arresto di avvocati come Alexey Ladin e di tre avvocati che lavoravano per Navalny e che avevano evidenziato le accuse politiche e le inumane condizioni detentive cui era sottoposto, ne sono una evidente rappresentazione.

In un contesto di crescente tensione, gli avvocati russi hanno mostrato un coraggio senza precedenti, come dimostra il caso degli avvocati che assistono i responsabili dell'attentato al Crocus City Hall di Mosca. La Camera Federale degli avvocati della Federazione Russa ha espresso il proprio sostegno al rispetto dello Stato di diritto e alla necessità di garantire la difesa legale anche ai responsabili di gravi reati.

Due petizioni sono state presentate: la prima chiede la fine della persecuzione nei confronti degli appartenenti alla classe forense, mentre la seconda invoca uno sciopero generale di tre giorni per tutti gli avvocati del paese. Le autorità, tuttavia, hanno respinto le accuse, sostenendo di non avere informazioni attendibili e sottolineando che esistono «altre forme legali per esprimere opinioni civiche».

Nonostante le difficoltà, gli avvocati russi continuano a lottare per la loro dignità professionale e per il rispetto dei diritti umani. La loro rivolta è un segnale forte che non può essere ignorato: un vero e proprio appello alla comunità internazionale, affinché si presti attenzione alla loro situazione e si sostengano i loro sforzi per garantire la giustizia in un contesto di crescente oppressione.

L’avvocatura italiana ed internazionale deve raccogliere tale appello, evidenziando come la situazione degli avvocati in pericolo, costantemente monitorata dall’OIAD, deve essere sempre al centro dell’attenzione. Non solamente il 27 gennaio di ogni anno, in occasione della Giornata Internazionale degli Avvocati in Pericolo.

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