IL DISEGNO DI LEGGE "SICUREZZA" VIETA LA CANNABIS LIGHT: IMPLICAZIONI PER IL SETTORE AGRICOLO ED ECONOMICO

di Gianluca Mariani

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Il nuovo disegno di legge "Sicurezza", presentato dal governo italiano, introduce una serie di misure significative, tra cui il controverso divieto della cannabis light. Questa normativa fa parte di un più ampio pacchetto di interventi mirati a rispondere alle crescenti preoccupazioni riguardanti la sicurezza pubblica e la criminalità. È importante notare che il DDL non è ancora stato varato in via definitiva: dopo l'approvazione alla Camera, dovrà passare al Senato per l'approvazione finale.

Contesto e Obiettivi del Disegno di Legge
Il disegno di legge, noto come DDL n. 1660/C, è stato proposto con l'obiettivo di rafforzare la sicurezza nazionale e combattere fenomeni di criminalità diffusa e organizzata. Il governo giustifica tali misure come necessarie per garantire la sicurezza dei cittadini e ridurre l'illegalità. Tra i vari articoli, il DDL affronta questioni legate alla sicurezza urbana, al traffico e all'uso di sostanze stupefacenti.

Il Divieto della Cannabis Light
Tra le disposizioni del DDL, spicca il divieto della cannabis light, una misura che ha suscitato notevoli polemiche. Il governo sostiene che, nonostante sia legale, la cannabis light possa rappresentare un rischio per la salute pubblica e incentivare comportamenti illeciti. La sua legalizzazione, secondo l'esecutivo, contribuirebbe a un clima di impunità.

Impatto del Divieto sulla Canapa Industriale
Le associazioni di categoria, tra cui Confagricoltura e CIA-Agricoltori Italiani, hanno espresso profonda preoccupazione per l'emendamento che renderebbe illegali le infiorescenze di canapa industriale e i suoi derivati. La misura rischia di colpire duramente non solo il settore alimentare (semi e proteine) ma anche quelli tessile ed edile, strettamente legati alla coltivazione della Cannabis sativa industriale.

Il mercato europeo della canapa industriale è in rapida crescita, con una previsione di raggiungere un valore di 2,2 miliardi di euro entro il 2024. Molte aziende agricole italiane, in particolare in regioni come il Friuli-Venezia Giulia, hanno puntato sulla coltivazione della canapa come strategia di diversificazione, sfruttando la versatilità della pianta nei settori alimentare, tessile, edile e cosmetico.

Il divieto della cannabis light potrebbe mettere a rischio un settore che in Italia dà lavoro a circa 10.000 persone e che è in continua crescita dal 2019. L'impatto sarebbe particolarmente grave per molte imprese agricole, delle quali il 65% è gestito da under 40 e include una significativa rappresentanza femminile. Le associazioni di categoria chiedono il ritiro dell'emendamento per proteggere gli investimenti già fatti e salvaguardare l'annata agraria.

La Posizione dell'OMS sulla Cannabis Light
L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha confermato che la cannabis light, contenente principalmente cannabidiolo (CBD) e con livelli di THC inferiori allo 0,2%, non ha effetti stupefacenti e non dovrebbe essere classificata come droga. Nel gennaio 2019, l'OMS ha raccomandato di rimuovere la cannabis dalla lista delle sostanze particolarmente dannose e di valore medico o terapeutico estremamente ridotto.

Chiarimenti del Dipartimento per le Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio sul DDL “Sicurezza” e la cannabis light

Il Dipartimento per le Politiche Antidroga ha fornito importanti chiarimenti in merito all'emendamento del Disegno di Legge "Sicurezza" relativo alla cannabis light. È stato ribadito che il DDL non criminalizza né incide sulla coltivazione e sulla filiera agroindustriale della canapa, così come regolata dalla legge n. 242/2016. Tale normativa consente la coltivazione della Cannabis Sativa L. per scopi industriali, in linea con le disposizioni europee (Direttiva 2002/53/CE) e internazionali (Convenzione Unica sugli Stupefacenti di New York del 1961).

Il chiarimento specifica che la legge del 2016 autorizza esclusivamente l'uso della canapa per fini alimentari, cosmetici, tessili e edili, escludendo le infiorescenze e i suoi derivati dall'elenco dei prodotti legali. La produzione e commercializzazione di questi ultimi per uso ricreativo, pur essendo praticata nei cosiddetti "cannabis shop", non è mai stata riconosciuta dalla normativa vigente e viene disciplinata dal Testo unico sugli stupefacenti (DPR 309/90). Pertanto, l'emendamento proposto ha l'obiettivo di prevenire rischi per la sicurezza pubblica, senza interferire con il mercato legale della canapa industriale.

L'emendamento non modificherà il quadro normativo già esistente, garantendo la continuità per gli operatori che lavorano nel settore della canapa industriale, la cui coltivazione e trasformazione rimarranno regolamentate dalla legge 242/2016.

 

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