“I favolosi anni ‘70”

di Annamaria Seganti - Bina Valentini

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Gli anni ‘70 sono stati anni di grandi ed importanti conquiste legislative, di speranze per l’affermazione di diritti in leggi ordinarie di ispirazione costituzionale.

Sono stati anni di pensieri lunghi e di affermazione di grandi valori e di radicale cambiamento della cultura e del costume nel Nostro Paese nel quale vi è stata una perfetta sintonia tra cultura giuridica e movimenti di massa: infatti si definiscono anni di grandi conquiste epocali sul piano normativo portatrici di libertà: la Legge 20/5/70 n. 300 lo Statuto dei Lavoratori; la Legge 1/12/70 n. 898 sul Divorzio ed ancora la Legge 19/5/75 n. 151 sul Diritto di Famiglia.

Sono tutte leggi che a distanza di cinquanta anni, le prime due, ancorché novellate per l’inevitabile mutamento del tempo e del costume, mantengono la loro attualità e modernità, mantenendo il loro impianto originario, e costituiscono ancora oggi un punto di riferimento per l’interprete e l’operatore del diritto.

Lo Statuto dei Lavoratori è stata una grande conquista del mondo del lavoro; la Legge sul Divorzio è stata una tormentata conquista di civiltà e di grande laicità in un paese all’epoca influenzato da principi cattolici (infatti sancì anche la rottura dell’unità politica dei cattolici, rottura confermata anche nella vittoria dei No al referendum abrogativo del 1974) e, comunque, è stata una legge che cambiò il costume e la famiglia italiana.

Nel celebrare i 50 anni dello Statuto dei Lavoratori e della legge sul Divorzio non possiamo che prendere atto che i principi tracciati da tali leggi riaprono oggi una nuova stagione di diritti (si pensi alla ineludibile esigenza di colmare il divario di genere ancora esistente e sul quale nel 2020 sia a livello nazionale che europeo vi è un grande fermento con proposte ed idee per dare una svolta ad un problema ormai determinante e fondamentale sia nel mondo del lavoro che nella società civile).

Tornando alla disamina delle due leggi che celebrano i 50 anni, si evidenzia che lo Statuto dei Lavoratori, frutto di dure lotte sindacali (si ricordi l’autunno caldo) in buona sostanza ha tradotto in una normativa ad hoc i principi costituzionali (la Repubblica fondata sul Lavoro) che stentavano ad affermarsi con la permanenza delle norme del codice civile in materia di lavoro ed essendo evidente la esigenza di una normativa chiara ed equa nel settore.

Il Padre dello Statuto lo ricordiamo è stato il compianto prof. Gino Giugni incaricato dal governo dell’epoca di presiedere una commissione per la elaborazione e la stesura del testo. Finalmente, dopo tanti scontri e polemiche, il 20/5/70 lo Statuto diventa legge e sancisce come principali obiettivi:

  • tutelare la dignità e libertà del lavoratore;
  • affermare la presenza dei sindacati nei posti di lavoro.

L’articolo più innovativo del testo è stato l’art. 18 sui licenziamenti.

Si è trattato di un articolo complesso e ormai con profonde modifiche apportate dapprima con la legge Fornero e poi con il Jobs act.

Oggi a distanza di 50 anni con un mondo del lavoro cambiato, anche in questa fase di pandemia, occorrerebbe guardare con attenzione anche a quel lavoro privo di protezione sociale (professionisti, autonomi ecc.) se ha valenza quanto il Presidente della Repubblica ci dice “dal lavoro, dalla sua dignità e qualità dipende il futuro del Paese e dell’Europa. Senza diritto al lavoro e senza diritti nel lavoro non ci può essere sviluppo sostenibile”.

Anche la celebrazione dei 50 anni della legge sul Divorzio ci consegna oggi una normativa, che all’epoca era rivoluzionaria come indicato in premessa per aver modificato il costume e la famiglia italiana) e che oggi risulta per vari interventi non solo normativi (legge n.74/87, legge sulla bigenitorialità del 2006, riforma del 2015 sul Divorzio breve, interventi delle sezioni unite della Cassazione sull’assegno divorzile) in diverse parti aggiornata ma non snaturata nel suo impianto originario e che costituisce ancora un attuale guida nel settore.

Non meno rilevante è la legge 19/5/75 n. 151 sulla riforma del diritto di famiglia che, ancorché non celebri ancora i 50 anni, nella legislazione ordinaria dell’epoca è stata epocale.

Finalmente con tale legge, superando le norme del codice del 1942, si dava attuazione agli artt. 29, 30 e 31 della Costituzione. Si sanciva la parità dei diritti e doveri tra i coniugi superando il modello autoritario e gerarchico della famiglia.

Grazie anche a questi principi, che hanno inciso profondamente sulla cultura e sul costume del Nostro paese, si è potuto approdare alla legge sulle Unioni Civili e le convivenze (legge n. 76/2016).

Concludendo ci pare di poter affermare che lo spirito che ha animato e ispirato le leggi innanzi indicate è immanente.

Non vi è dubbio che la legislazione dell’epoca fu ispirata anche da un progetto di modernità la cui visione era chiara al legislatore degli anni ‘70 e che rende oggi le leggi suindicate ancora attuali e valide. Purtroppo con il passare del tempo ed oggi, in evidente carenza di prospettive a lungo termine, assistiamo ad una legislazione miope e del tutto inadeguata a raccogliere le sfide che la società pone nonché priva di progettualità sui grandi temi del Lavoro, della Famiglia e delle giovani generazioni.

La conquista di nuovi diritti è sempre aperta e facendo tesoro di quanto in passato, in un contesto storico problematico si è osato, ci deve guidare a pretendere oggi spazi che ancora sono negati.

Avv.  Annamaria SEGANTI - Consigliere di amministrazione Cassa Forense

Avv. Bina VALENTINI - Delegato Cassa Forense


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