CASSAZIONE: ILLEGITTIMI I CONTROLLI RETROATTIVI SULLE E-MAIL AZIENDALI DEI DIPENDENTI

di Gianluca Mariani

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La Corte di Cassazione ha stabilito che i datori di lavoro non possono effettuare controlli retroattivi sulle e-mail aziendali dei dipendenti, bilanciando così gli interessi aziendali con il diritto alla riservatezza dei lavoratori."

La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 807/2025, ha stabilito un principio fondamentale in materia di controllo delle e-mail aziendali dei dipendenti da parte del datore di lavoro. La Suprema Corte ha infatti sancito il divieto di verifiche retroattive sulla corrispondenza elettronica, riconoscendo la necessità di bilanciare la tutela degli interessi aziendali con il diritto alla riservatezza del lavoratore.

I limiti imposti ai controlli del datore di lavoro

L'ordinanza individua una serie di condizioni imprescindibili per garantire che i controlli effettuati dal datore di lavoro siano legittimi.

Innanzitutto, qualsiasi verifica deve basarsi su un fondato sospetto di illecito. Ciò significa che il datore di lavoro non può procedere con indagini arbitrarie o basate su semplici congetture, ma deve disporre di elementi concreti e oggettivi che giustifichino il controllo.

Un altro limite fondamentale riguarda la retroattività: non è consentito estendere le verifiche ai messaggi di posta elettronica inviati o ricevuti prima che il sospetto sorga. I controlli devono riguardare esclusivamente le comunicazioni avvenute successivamente all'insorgenza del dubbio.

Inoltre, i controlli devono rispettare i principi di proporzionalità e finalità legittime. Ciò significa che devono essere mirati alla tutela degli interessi aziendali, come la prevenzione di comportamenti illeciti o la protezione del patrimonio aziendale, evitando di risultare eccessivamente invasivi o generalizzati.

Infine, qualsiasi informazione raccolta in violazione dell'articolo 4 dello Statuto dei Lavoratori non può essere utilizzata a fini disciplinari. Le prove acquisite illecitamente risultano dunque inutilizzabili e non possono giustificare provvedimenti nei confronti del dipendente.

Le condizioni per la legittimità del controllo

Perché un controllo sulle e-mail aziendali possa essere considerato legittimo, devono essere soddisfatte alcune condizioni specifiche.

Prima di tutto, il controllo non può avvenire in modo indiscriminato o su un gruppo indistinto di dipendenti. Può essere eseguito solo nei confronti di un lavoratore specifico, per il quale esistano sospetti fondati di illecito.

Inoltre, la verifica deve essere successiva all'insorgenza del sospetto e limitarsi ai messaggi inviati o ricevuti dopo tale momento. Il datore di lavoro deve anche escludere dai controlli i dati non pertinenti all'indagine in corso, evitando di accedere a informazioni irrilevanti o attinenti alla sfera privata del dipendente.

Infine, per garantire la trasparenza del processo, l’azienda deve aver preventivamente comunicato ai lavoratori, per iscritto, l’esistenza di una policy aziendale che preveda la possibilità di controllo delle e-mail aziendali. Questo requisito impedisce ai datori di lavoro di effettuare verifiche a sorpresa, garantendo che i dipendenti siano consapevoli delle regole stabilite in materia.

Il caso specifico e le conseguenze della decisione

L'ordinanza della Cassazione trae origine dal caso di un dirigente licenziato in seguito alla scoperta di informazioni contenute in file rinvenuti nel suo computer aziendale. Il controllo era stato avviato a seguito di un "alert" del sistema informatico, ma le informazioni su cui si basava il licenziamento riguardavano un periodo antecedente al sorgere del sospetto di illecito.

La Suprema Corte ha dunque confermato quanto già stabilito dalla Corte di Appello, ribadendo l’illegittimità del licenziamento, sottolineando che l’azienda non può utilizzare dati raccolti in violazione delle disposizioni a tutela della privacy dei lavoratori. Questa decisione si inserisce in un quadro giurisprudenziale che mira a garantire un equilibrio tra le esigenze di controllo aziendale e la tutela della dignità e della riservatezza del dipendente.

Implicazioni per le aziende e i lavoratori

L’ordinanza n. 807/2025 rappresenta un monito per i datori di lavoro, chiamati a conformare le proprie politiche di controllo al rispetto dei principi di legalità, proporzionalità e trasparenza. Le imprese dovranno garantire procedure di verifica rispettose delle normative vigenti, evitando controlli indiscriminati e retroattivi che potrebbero esporle a contenziosi e sanzioni.

Per i lavoratori, questa pronuncia rafforza le garanzie di tutela della privacy sul luogo di lavoro, confermando che ogni forma di controllo deve avvenire nel rispetto delle disposizioni di legge e non può violare i diritti fondamentali della persona.

 

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