Riforma della giustizia. Sarà quella buona?

di Marcello Adriano Mazzola

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La riforma della Giustizia, sempre annunciata ma mai realizzata, è dunque plasticamente leggibile nell’Annunciazione, in cui l’Angelo è ben rappresentato dal Guardasigilli (o dal Premier) di turno e Maria invece dalla dea Díkē (Δίκη, anche Diche) che nella religione e nella mitologia greca è la divinità della giustizia.
Pochi giorni fa nel Consiglio dei ministri del 30 giugno - anche per mantenere la promessa fatta dal premier al momento dell'insediamento: avvio «entro giugno» di presentare la riforma della Giustizia – è stata presentata una bozza imperniata su 12 punti programmatici approvati dal Governo, sottolineando come fosse il primo passo per una fase di consultazione pubblica (metodo già seguito per la riforma Renzi-Madia della P.A.) di due mesi, fino al 31 agosto, cui seguirà un nuovo passaggio in Cdm per il varo dell'articolato vero e proprio.
Nel sito ufficiale della giustizia è così riportato: “Alla giustizia civile sono dedicati i primi tre obiettivi: processo civile in un anno in primo grado, dimezzamento dell'arretrato e corsia preferenziale per le imprese e le famiglie.
Per la riforma del CSM si parla di carriera legata al merito e di sdoppiamento delle funzioni fra coloro che giudicano l'operato dei magistrati e coloro che ne determinano gli incarichi, nominandoli.
La responsabilità civile dei magistrativiene ridisegnata sulla base di quella già adottata dai principali Paesi europei, rivedendo in particolare i meccanismi di filtro e rivalsa dello Stato.
La riforma del disciplinare delle magistrature amministrative speciali (amministrativa e contabile).


Contro la criminalità economica, si prevede l'introduzione di nuove norme sul falso in bilancio e sull'autoriciclaggio.
Per il processo penale si punta sull'accelerazione dei tempi e sulla riforma della prescrizione.
Per il capitolo intercettazioni, un impianto normativo che tutelando la privacy dei soggetti comunque coinvolti, non pregiudichi il diritto all'informazione.
Gli ultimi due punti riguardano l'informatizzazione integrale del sistema giudiziario e la riqualificazione del personale amministrativo ai quali il ministro Orlando in conferenza stampa ha dedicato parole importanti, indicando nella prima "la strada maestra per il processo civile" e ritenendo che "la questione del personale amministrativo della giustizia è la questione più importante di tutte quelle di cui abbiamo discusso finora" perché, ha proseguito, "le migliori norme del mondo non camminano se non ci sono gambe forti".
Da questo momento si apre sulle linee guida della riforma una fase di consultazione che si concluderà il 31 agosto 2014 e alla quale sarà possibile partecipare, come per la riforma della Pubblica Amministrazione, scrivendo:
rivoluzione@governo.it.” (http://www.giustizia.it/).

Queste "Le linee guida in dodici punti” presentate:
"1) Giustizia civile: riduzione dei tempi. Un anno in primo grado
2) Giustizia civile: dimezzamento dell’arretrato
3) Corsia preferenziale per le imprese e le famiglie
4) Csm: più carriera per merito e non grazie alla ‘appartenenza’
5) Csm: chi giudica non nomina, chi nomina non giudica
6) Responsabilità civile dei magistrati sul modello europeo
7) Riforma del disciplinare delle magistrature speciali (amministrativa e contabile)
8) Norme contro la criminalità economica (falso in bilancio, autoriciclaggio)
9) Accelerazione del processo penale e riforma della prescrizione
10) Intercettazioni (diritto all’informazione e tutela della privacy)
11) Informatizzazione integrale del sistema giudiziario
12) Riqualificazione del personale amministrativo”.


E’ evidente come i 12 punti siano condivisibili ma vanno riempiti di contenuti e soprattutto vanno approvati in tempi rapidi poiché il tempo è ampiamente scaduto. E’ quasi superfluo dover richiamare nuovamente lo stato di assoluto degrado della Giustizia confermato dalle classifiche internazionali che pongono l’Italia tra gli ultimi posti al mondo e che ha dei costi abnormi (tanto per gli indennizzi ex lege Pinto quanto per i mancati investimenti, tanto per i fallimenti di rimbalzo per i mancati pagamenti dei debitori quanto per il mancato ricorso alla giustizia).
La Giustizia è fondamentale per la democrazia e per il sistema di tutela dei diritti. La Giustizia è fondamentale per l’economia e per la credibilità del Paese all’interno e all’esterno (la percezione di affidabilità del sistema Paese per gli investitori esteri).
Non affrontarla, o ancor peggio annunciare di affrontarla senza poi farlo, costituisce un vulnus per tutti e determina uno stato di perenne incertezza, fragilità, incompiutezza del diritto e dei diritti.
La Giustizia non è una questione tra addetti ai lavori. La Giustizia non è un affare tra giudici, avvocati e parti processuali. La Giustizia è un patrimonio di tutti da ricostruire e da tutelare.
Lo stato di coma irreversibile della Giustizia è dovuto a vari fattori, complessi ma al contempo semplici: ci sono più cause in entrata di quelle in uscita. Il saldo è negativo. C’è un arretrato di milioni di contenziosi che deve essere affrontato e risolto.
C’è una giustizia alternativa (adr) che va certamente organizzata, agevolata, diffusa ma non può essere imposta.
C’è una (in)cultura della gestione del conflitto che va affrontata.
C’è un serio problema di accesso alla giustizia che agevola chi ha più risorse e penalizza i meno abbienti.
C’è una impunità assoluta dei magistrati che deve essere affrontata e non è una mera questione politica.
C’è un numero abnorme di avvocati che non può essere ignorato. C’è un problema di tenuta e controllo deontologico serio che non può più essere trascurato.


C’è una disorganizzazione degli uffici giudiziari che non è solo frutto di carenza di organici ma anche di incuria, sacche di impunità, assenza di senso del dovere.
C’è una informatizzazione lacunosa degli operatori del diritto e all’opposto un PCT ancora incompiuto e non semplice.
C’è una magistratura onoraria in perenne precarietà, a tempo ma costantemente prorogata, malamente selezionata che deve essere affrontata.
In tutto ciò c’è la voluta disinformazione indotta dai mass media di attribuire tale metastasi alla lobbie (o alla casta) degli avvocati, bollati come troppi e dunque esclusivi artefici dell’aumento dei processi, grave alibi, falso ma creato ad arte che ha poi giustificato il legislatore ad introdurre una serie di riforme penalizzanti (dall’aumento dei contributi unificati sino alla mediazione obbligatoria, dall’inasprimento delle conseguenze della lite temeraria sino all’uso strumentale e punitivo della condanna alle spese di lite). Della cattiva giustizia siamo vittime eppure ne siamo bollati come i responsabili.
Noi avvocati sappiamo quali siano i veri problemi e dunque ben conosciamo i rimedi per porre fine a tutto ciò. Ne riportiamo alcuni.
Perché i magistrati tengono udienza mediamente dalle 9,30 alle 13 e non vi provvedono in un orario più lungo (8,30-13,30)? Perché i magistrati non sono tenuti a prestare il proprio lavoro sino ad una certa ora in tribunale (es. sino alle 16) così da incentivarli a lavorare? Perché i magistrati non incorrono mai in colpa grave o dolo e non rispondono in tale ultimo caso direttamente? Perché i magistrati possono presentarsi in udienza senza neppure aver aperto il fascicolo, riservandosi sempre di decidere - a conferma di ciò – così allungando i tempi processuali? Perché non si semplificano i tanti riti processuali civili? Perché lo stesso art. 702 bis c.pc. è stato ridimensionato e/o marginalizzato dai magistrati? Perché per l’avvocatura i termini sono perentori e per la magistratura ordinatori? Perché i giudici abusano delle nomine dei periti così aggravando le parti di costi e il processo di tempi? Perché solo una piccola parte dei costi per la giustizia rimangono alla giustizia, soddisfacendo invece la incontenibile spesa pubblica? Perché il processo esecutivo è un percorso ad ostacoli tale da agevolare il debitore a non pagare? Perché chi vince una causa è obbligato solidalmente a pagare l’imposta di registro? Perché ci sono tribunali efficientissimi e tribunali indecenti? Perché ogni tribunale ha la sua prassi, ogni giurisdizione il suo portale (quando esista)? Perché ci sono Ordini rigorosissimi e Ordini indulgenti?


Questi sono alcuni spunti di riforma che auspichiamo questo Governo e questo Guardasigilli vogliano prendere in esame. Nell’interesse di tutti, non dell’avvocatura. L’avvocatura ha a cuore la giustizia, prima ancora che come professionisti con la toga, come cittadini.

Avv. Marcello Adriano Mazzola – Delegato di Cassa Forense

 

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