Il futuro della formazione giuridica

di Debora Felici

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Lunedì 19 luglio l’Università La Sapienza di Roma ha ospitato il convegno “Università, professione forense e magistratura. Quale futuro?”. Quattro tavole rotonde articolate sui temi dell’interazione tra il sistema universitario e quello professionale, della formazione universitaria, dell’accesso al mondo del lavoro e sul percorso di formazione per la professione forense.

Maria Masi, presidente del CNF, ha sottolineato che l’offerta formativa universitaria gioca un ruolo rilevante rispetto alle aspettative di chi intraprende una determinata carriera di studi per poi accedere nel mondo del lavoro.

Il presidente emerito del Cnf Guido Alpa ha evidenziato che il piano di studi in giurisprudenza non deve avere contenuto statico ma “deve essere costruito in riferimento ad una realtà in movimento, che deve essere governata da una avvocatura consapevole e competente”.

Alpa ha tenuto a precisare che se da un lato l’elevato numero di avvocati è un problema per la categoria, dall’altro la competitività non può prescindere dalla qualità e dalla dignità del lavoro. Alpa sottolinea l’importanza dell’equo compenso e ricorda che “la professione di avvocato è di tipo intellettuale. L’avvocato non è un imprenditore.”

Sul tema della formazione forense, Vincenzo Di Maggio, docente universitario e autorevole esponente del mondo dell’Avvocatura, invita a riflettere sulla innegabile crisi che vive la professione forense nell’attuale momento storico, segnato dal progressivo calo delle iscrizioni a giurisprudenza e dalla cd. “fuga dagli albi professionali” degli avvocati, che spesso optano per impieghi presso le pubbliche amministrazioni.

Per Di Maggio «diventa quindi essenziale esplorare nuovi orizzonti e, forse, una volta per tutte, ridisegnare insieme il futuro dei nostri ragazzi, reingegnerizzandone i percorsi, conferendo coscienza e consapevolezza alle loro future scelte e alle loro carriere, e abbreviando i tempi per il loro inserimento nel mondo del lavoro».

Giovanna Ollà, vicepresidente della Scuola superiore dell’avvocatura, ha illustrato il nuovo metodo che caratterizza la didattica delle scuole forensi, di tipo casistico e non più frontale, che punta ad accrescere la capacità di logica e di costruzione di un caso pratico”. Ollà, parlando della posizione di recente assunta in materia di formazione dall’Associazione nazionale forense, che ha auspicato una sorta di ritorno al passato, ha commentato che “proporre di togliere i tirocini obbligatori per riportare i futuri avvocati negli studi degli avvocati non è una provocazione.” Per Ollà, l’Anf “ha posto all’attenzione dell’avvocatura un tema di politica forense ben preciso. È un tema di retroguardia che ha un suo perché”.

Ricordiamo che il Decreto Ministeriale del 16 marzo 2018 n. 17 “Regolamento recante disciplina delle modalità e delle procedure per lo svolgimento dell'esame di Stato per l'abilitazione all'esercizio della professione forense e per la valutazione delle prove scritte e orali” ha attuato la previsione di obbligatorietà dei corsi di formazione per l’accesso all’esame di abilitazione all’esercizio della professione di avvocato, di cui alla L. 43 della legge professionale del 2012.

Il DM che, è entrato in vigore il 31 marzo 2018 e, dopo diversi rinvii, si applica ai tirocinanti iscritti nel registro dei praticanti a partire dal 1° aprile 2022, affida la determinazione della struttura e della metodologia dei corsi di formazione al Consiglio Nazionale Forense.

I Consigli degli Ordini forensi, le Unioni Regionali e le associazioni forensi riconosciute maggiormente rappresentative hanno lavorato insieme alla redazione delle Linee guida per le Scuole Forensi, il cui testo è stato approvato dall’adunanza plenaria del Consiglio Nazionale Forense nella seduta del 13 luglio 2018.

I corsi di formazione sono organizzati su base volontaria, sia dai Consigli degli Ordini che da privati.

Affiancano il tirocinio presso uno studio legale, presso l’avvocatura dello Stato oppure le forme alternative del tirocinio previste dalla legge. Hanno durata minima di 160 ore, distribuite nei 18 mesi di pratica. I corsi sono organizzati secondo moduli semestrali novembre-aprile e maggio-ottobre. Le iscrizioni sono consentite almeno ogni sei mesi. I consigli dell'ordine possono stipulare accordi con le Università e attivare modalità telematiche di formazione a distanza certificate che non possono però superare il limite massimo delle cinquanta ore nell'arco dei diciotto mesi di tirocinio.

Le scuole forensi sono già presenti e attive presso molti ordini forensi, l’elenco è consultabile sul sito della Scuola Superiore dell’Avvocatura del CNF. Le scuole erogano i corsi di formazione per l’accesso alla professione ma anche altre attività formative, in presenza e tramite modalità telematiche (cd. FAD), come i corsi di preparazione alle prove selettive per il conseguimento dell’abilitazione avanti la Suprema Corte di Cassazione e i corsi professionalizzanti.

La Scuola Superiore dell’Avvocatura del CNF, nella finalità di promuovere e condividere le iniziative formative ideate in tutti i fori ha istituito sul sito la pagina “Buone iniziative delle Scuole Forensi”, dedicata a pubblicizzare gli eventi più significativi realizzati dalle scuole forensi e dagli ordini, che si distinguono per originalità, contenuti e forma.


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