Elezioni forensi: un gioco a somma zero?

di Avv. Alessandra Capuano Branca

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Nel pieno di un’impegnativa stagione elettorale forense, è piombata sul terreno del confronto la Sentenza delle Sezioni Unite del 19 dicembre 2018, n. 32781 che ha cassato, con espressioni d’inconsueta e per molti versi inopportuna durezza, la sentenza del CNF che interpretava “elasticamente” la seconda parte dell’art. 3, comma 2°, L. 12 luglio 2017, n. 113, in tema di elezioni forensi.

Secondo il CNF sarebbero, infatti, rieleggibili quei consiglieri dell’Ordine che, seppure gravati dal peso di numerose e ininterrotte passate consigliature, volessero ricandidarsi ancora per due mandati “soltanto”, da quello successivo all'entrata in vigore della legge (salvo diversi disegni della Divina Provvidenza). Viceversa la Cassazione, senza che fosse necessario uno speciale sforzo ermeneutico, si è affrettata a chiarire che non è così in mancanza di disciplina transitoria che, in effetti, non c’è.

Durante le più vocianti e polemiche vacanze natalizie che l’Avvocatura ricordi, si sono sentite le più varie ipotesi, nel silenzio del CNF Silenzio che deve essere suonato inquietante se il Governo si è a sua volta affrettato a emanare un Decreto Legge per accodarsi alle SS.UU., concedendo però una consolatoria proroga di sei mesi ai Consigli degli Ordini ormai scaduti.

Nel frattempo, in ordine sparso e nell'inconsapevolezza diffusa del senso vero della contrapposizione in atto, abbiamo assistito a prove di forza che poco hanno a che vedere con il Diritto e molto invece con la difesa di posizioni personali indifendibili, fondate sulla convinzione che un ricambio ai vertici dell’Avvocatura debba per forza significare il “diluvio”.

E’ vero, con buona pace della Cassazione, che nella maggioranza dei casi i Coa non sono Centri di Potere e che chi ne fa parte non gode di alcuna rendita di posizione, ma resta il fatto che si tratta di una funzione elettiva che la Legge vuole ispirata al principio dell’alternanza.

Sul punto tutte le libere Associazioni forensi si sono dichiarate contro la tesi del CNF e a favore dell’immediata alternanza, il che ha aperto un fronte interno destinato a segnare una frattura difficile da sanare.

Viene perciò spontaneo chiedersi se, in mancanza del manifesto intento di ignorare la Sentenza delle Sezioni Unite, sarebbe stato emanato il decreto che si è affrettato a farla divenire Legge. La risposta è scontata, ed è la dimostrazione che i “giocatori” di questa rischiosa partita non sembrano consapevoli di avere un numero limitato di mosse, la cui portata è potenzialmente lesiva per l’intero corpo sociale al quale appartengono.

E mentre l’Avvocatura si concentra sul proprio ombelico, c’è il rischio grave di distrarsi dalla tutela dei diritti fondamentali che sono quotidianamente sotto attacco; il che ci ricorda la teoria matematica dei giochi che dimostra come le mosse che determinano la perdita totale dell’obiettivo sono sempre ispirate alla volontà di sconfiggere l’avversario, invece che dirette a massimizzare il risultato possibile.

Non resta che sperare che questa crisi ispiri all'Avvocatura riflessioni importanti su di sé, il proprio futuro e la propria funzione in un grande Paese a democrazia avanzata, inducendola finalmente a guardare la Luna (e a smettere di fissare il dito).

Avv. Alessandra Capuano Branca – Presidente della Camera Civile di Vicenza


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