Separazioni e divorzi in Italia. Procedure più rapide e nuove criticità
02/11/2025
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Sposarsi è una convenzione e metter su famiglia sembra ancora essere una “condicio sine qua non” nel tessuto sociale del nostro Paese (soprattutto al Sud). Eppure qualcosa accade, quasi sempre, dopo il matrimonio.
Finisce l’amore, come per magia? No, semplicemente sopraggiunge la convivenza; la condivisione degli spazi (spesso stretti); lo scontro di abitudini diverse e sempre più radicate (ci si sposa sempre più tardi con un bagaglio di esperienza da single sempre più vasto grazie alla maggiore libertà anche della donna rispetto al passato); la nascita dei figli che stravolgono completamente i ritmi sia lavorativi che personali dei coniugi, dando spesso adito a divergenze educative tra i genitori.
Ma soprattutto avviene la cd “guerra dei ruoli”! Eh si…con l’emancipazione femminile, la donna ormai lavora quanto e a volte più dell’uomo. Tuttavia il cammino verso l’uguaglianza dei ruoli non ha avuto lo stesso passo, perché ancora c’è l’aspettativa (per lo meno inconscia) che sia la donna a doversi occupare della casa e dei figli in un gioco d’equilibri che in alcuni casi si possono definire…..salti mortali. E come se tutto questo non bastasse, deve stare attenta a non far sentire sminuito l’uomo nella sua virilità (abituato a portare lui i soldi a casa) e a non ferirlo nella sua gelosia ed insicurezza nel possesso (la “sua” donna esce, frequenta altri uomini, ha un ruolo sociale, è esposta, mentre la sua mamma era a casa, al sicuro, tranquilla a cucinare e ad educare i bambini).
Questo quadro d’insieme è chiaramente terreno fertile ove nascono incomprensioni e litigi che spesso sfociano nella fine del rapporto. Dunque è già da un po' che il numero di separazioni e divorzi è aumentato. E è anche per questo che nel 2014 è stata introdotta la possibilità di ricorrere a due diverse modalità di separazione alternative al ricorso in tribunale (onde evitare di inflazionare lo strumento giuridico nei casi non contenziosi.
Nasce così la negoziazione assistita, che è la possibilità di separarsi con l’ assistenza di due avvocati che garantiscano incontri, tentativi di conciliazioni e il miglior supporto possibile per un procedimento leale, corretto e soprattutto, in presenza di figli minori, finalizzato al loro miglior benessere possibile. Se dunque prima, per separarsi, o divorziare occorrevano anni, ora (senza esagerare) possono bastare ore (dal deposito di una negoziazione assistita all’autorizzazione del magistrato). Lo stesso anno è stata poi introdotta la possibilità per coniugi ancora più complici (e senza figli) di bypassare persino gli avvocati ed andare personalmente al comune per effettuare la separazione.
Nell’ anno successivo, poi, nel 2015, è stato introdotto il divorzio breve. Non più un anno, ma 6 mesi per divorziare dopo la separazione consensuale. Un anno dopo quella giudiziale. Ma tutto ciò, come una spirale, ha alimentato ancor di più il fenomeno, poiché era diventato davvero facile e veloce separarsi e così, nel 2016 si è avuto il picco storico dei divorzi in Italia.
Poi c’è stato il Covid, la Pandemia, il lockdown. Le famiglie sono state chiuse in casa, in un isolamento sociale esterno e in un’overdose di relazioni familiari strette. In questo periodo, oltre all’angoscia della condizione mondiale, si sono amplificate, come attraverso un megafono, tutte le voci interne; si sono dilatate, come sotto una lente di ingrandimento, tutte le impercettibili imperfezioni comportamentali di ognuno, che prima distrattamente venivano ignorate o tollerate.
Questo ha comportato, dopo un primo periodo di romanticismo e solidarietà reciproca dovuto alla novità e gravità dell’evento, successivamente una precaria sopportazione, un’insofferenza reciproca tra coniugi, tra genitori e figli, causando la rottura di quegli equilibri già delicati. Per cui, dopo un calo di divorzi avvenuti durante il periodo-covid (dovuto all’isolamento), vi è stato prima un recupero, uguagliando il numero dell’anno precedente e poi un aumento del 24%.
Contemporaneamente all’aumento dei divorzi, si è verificata però una riduzione dei matrimoni a favore delle unioni di fatto che sta già portando e porterà sempre più ad una conseguente riduzione del numero delle separazioni. Quello che invece stupisce è la mancata corrispondenza tra il numero di separazioni (giudiziale in questo caso) e quello delle violenze di genere. Il fenomeno della violenza domestica, nei confronti delle donne da parte dei propri compagni dilaga sempre più. Questo fenomeno ha radici profondissime in tutto quello di cui si è parlato in premessa, in particolare la “guerra dei ruoli”, la gelosia, il possesso.
Ma come una punta di un iceberg, ciò che emerge è poca cosa e non abbastanza forte da provocare reazioni liberatorie come una domanda di separazione. Spesso le donne subiscono in silenzio, spesso non lasciano il proprio carnefice proprio per scongiurare quello che troppo spesso sentono al telegiornale: l’ennesimo femminicidio. Tutto questo deve cambiare al più presto. Ma per sradicare il fenomeno, non basta operare bene nelle aule del tribunale da parte di giudici e avvocati, così come per alcune malattie non basta lavorare bene nelle sale operatorie di un ospedale, ma occorre lavorare di prevenzione.
Rinforzando il tessuto sociale, creando una rete, cosicché la donna si possa liberare sapendo di non essere sola. Ma soprattutto, a monte, cambiando la mentalità persona dopo persona, uomo dopo uomo, donna dopo donna, figlio/a dopo figlio/a finché sia normale il rispetto, la libertà, l’autonomia, in modo che ci si sposi sempre e solo per amore e affinché ci si separi sempre e solo quando questo amore finisce. Perché se chi trova un amico trova un tesoro (per quanto è rara l’amicizia), l’amore è un miracolo (ancor più raro) ed altrettanto raramente finisce. E sono convinta che in quest’ottica vi saranno molti meno matrimoni, ma autentici. Ma, di conseguenza e soprattutto, un numero di separazioni pressoché nullo.