Salvati gli uffici del giudice di pace

di Gennaro Torrese

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Pervero ad un giudizio più prudente e meno sbilanciato si perviene laddove si consideri che l’operato del Ministero si inquadra in un’attività dovuta in forza di legge, in adempimento di quanto già previsto dall’art. 3 del decreto legislativo n. 156/2012, commi 2 e 3.
In effetti con il decreto in esame, tenuto conto delle istanze di mantenimento pervenute dagli enti locali, anche consorziati tra loro, contenenti l’impegno a coprire l’intero carico di funzionamento e di erogazione del servizio giustizia nelle relative sedi, ivi incluso il fabbisogno di personale amministrativo, per effetto del successivo comma 3, veniva previsto che il Ministro di Giustizia, entro 12 mesi, apportasse le conseguenti modifiche alle tabelle di cui al decreto legislativo n. 156/2012 (quelle tabelle tristemente famose che falcidiavano ben 667 uffici di Giudici di Pace).
Quindi – e per farla breve – il Ministro ha adempiuto ad un preciso obbligo di legge per cui, esaminate le richieste di mantenimento e la correttezza sotto un profilo formale delle medesime, ha emesso il Decreto in esame “salvando” 285 uffici del Giudice di Pace.
È di tutta evidenza che l’Avvocatura ha una fame disperata di dialogo con il suo ministero di riferimento, tanto da giudicare con grande enfasi anche quello che, in definitiva, era e rimane un atto dovuto e ciò, in particolare, in presenza di predecessori che non si sono certamente distinti per colloquialità con il ceto forense.
I conti però - se ci è consentito – si faranno alla fine qualora, come previsto al successivo comma 5, l’ente locale non dovesse rispettare gli impegni relativi al personale amministrativo ed alle spese di amministrazione della struttura “per un periodo superiore ad un anno “l’ufficio prima salvato verrà conseguentemente soppresso.


Lì si giocherà la partita ed in quel contesto, anche di fronte a revoche di disponibilità al mantenimento degli uffici del GdP, si potrà valutare – si spera positivamente – la disponibilità del neo Ministro al salvataggio di quelle strutture giudiziarie in “aspettativa di estinzione” che dovessero essere ritenute strategiche e fondamentali per le popolazioni interessate.
Del resto giungono già voci di comuni che, avendo inoltrato istanze di mantenimento, specie nell’ipotesi di consorzi di comuni, a seguito dei reiterati tagli di trasferimenti, abbiano in animo di revocare la disponibilità prima manifestata. In questi frangenti bisognerà quindi che l’Avvocatura, che ha anche un rilievo sociale nelle realtà degli enti locali, vigili a che il mantenimento del servizio giustizia sui relativi territori venga considerato dalle amministrazioni interessate come servizio essenziale per la collettività, magari a scapito di feste e sagre paesane delle quali, tutto sommato, si può pure fare a meno, specialmente in un periodo di vacche magre.

Avv. Gennaro Torrese - Componente Comitato di Redazione CF NEWS

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