L'Avvocatura italiana ha riaperto il resort della strage
31/05/2017
Stampa la paginaAbbiamo ancora vivo il ricordo dell’intervento del collega Abdelaziz Essid alla conferenza Nazionale OUA di Torino, quando con il realismo di immagini di repertorio ci fece vivere l’odissea del popolo Tunisino e l’impegno dell’Avvocatura che si interponeva tra i manifestanti e le forze dell’Ordine. E fu lì che idealmente l’avvocatura italiana prese l’impegno solenne si sostenere i colleghi tunisini nell’opera di pacificazione e di democratizzazione delle istituzioni, andando simbolicamente a riaprire una struttura alberghiera, a Sousse, l’Hotel Imperial, scenario di un grave e vile attentato terroristico. Ed è con questo spirito che anche io ho partecipato alla “spedizione” degli avvocati a Sousse in Tunisia in quanto presidente del COA di Torre Annunziata e posso assicurare che è stato un momento (durato tre giorni) denso di significati ed emozioni. Accolti – dopo il passaggio attraverso il metal-detector – nella meravigliosa struttura alberghiera dell’Imperial si è avvertito subito il peso di un’organizzazione capillare di sicurezza garantita da forze armate in divisa, ma anche da agenti in borghese dei servizi di intelligence. D’altronde in tutti e tre i giorni la struttura è stata affollata da personalità di primo piano come il Ministro della Giustizia Tunisino Ghazi Jeribi, il Presidente del CNF Tunisino, premio Nobel per la pace nel 2015, come componente del quartetto per il dialogo, altre personalità con responsabilità di governo, ma anche personalità dell’Avvocatura Internazionale, componenti del Consiglio Nazionale Forense e l’Ambasciatore d’Italia Raimondo de Cardona. Anche il governo italiano ha presenziato alle celebrazioni con il sottosegretario ai Beni Culturali e al Turismo Dorina Bianchi.
Tutta l’Organizzazione dell’evento è stata curata magistralmente dall’avv. Francesco Caia, coordinatore della Commissione Diritti Umani del CNF, dall’avv. Abdelaziz Essid, componente del CNF tunisino e dall’avvocato Donatella Pau. I lavori sono stati impreziositi da due tavole rotonde che hanno trattato il tema del terrorismo e della donna nel Mediterraneo, coordinata quest’ultima dal Consigliere Nazionale Avv. Maria Masi. Devo dire che tutto ha avuto un sapore particolare di condivisione e di vicinanza con il ceto forense tunisino, ma i due momenti più significativi sono stati la commemorazione tenutasi sulla spiaggia proprio dove sono stati rinvenuti i primi corpi degli ignari ospiti della struttura, caduti sotto il fuoco del più bieco e cieco furore terroristico ed il giorno dopo, su quella stessa spiaggia, il tuffo collettivo, liberatorio. Ricordo il silenzio irreale della prima commemorazione, la preghiera silenziosa dei tanti intervenuti, la posa simbolica di un fiore nella sabbia, in contrasto con la gioia rumorosa, assordante del tuffo collettivo che voleva liberare quella spiaggia dalla cappa che il terrore aveva steso su di essa. Ecco direi che questi gesti – ben oltre l’ufficialità dei tanti discorsi, pur essi importanti- hanno dato il senso della missione e la misura della vicinanza dei nostri popoli, separati soltanto dal mare, ma uniti e fratelli nella grande battaglia di civiltà e di rispetto dei diritti. E che l’avvocatura tutta in nome della democrazia dei popoli si sia stretta in un unico grande afflato deve far riflettere quanti – ancora oggi – miopemente vorrebbero omologarci ad attività meramente economiche e commerciali, svilendo la vocazione naturale dell’Avvocatura come simulacro di libertà e di difesa degli oppressi. L’avvocatura difende i diritti. I diritti non sono merce, ma valori.
Avv. Gennaro Torrese - Presidente Coa Torre Annunziata