La strategia del cuculo

di Roberto Uzzau

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Quando l'uovo del cuculo si schiude, generalmente prima degli altri, il pulcino, cieco e nudo, durante i primi 4 giorni si libera delle uova ed eventualmente degli altri pulcini gettandoli fuori dal nido.
Rimasto solo, verrà nutrito e allevato dagli uccelli proprietari per circa tre settimane.
La strategia del nostro legislatore è la medesima ed è purtroppo nota.
Ora ci risiamo! Un altro tentativo di attentare all'autonomia delle Casse dei professionisti è stato appena posto in essere e grazie al Cielo (ed a una sopravvenienza di un poco di buon senso, ormai sempre più latitante) non è andato in porto.
La prima avvisaglia si è avuta a metà dello scorso novembre, quando la stampa riportava la notizia che il Ministro Riccardi (dicastero per la cooperazione internazionale) aveva in animo di presentare un emendamento alla legge di stabilità, relativo alla dismissione degli immobili delle casse previdenziali.
Motivava il suo agire con la necessità di mettere in vendita le abitazioni di istituti pubblici e privati per una somma pari a 150 volte il canone mensile d'affitto, al fine “di risolvere in modo moderno, con senso di equità e giustizia, una tensione abitativa che, in qualche caso, sfiora la drammaticità”.


Dopo una precipitosa marcia indietro, conseguente all'immediata protesta dell'AdEPP, la questione sembrava archiviata, ma qualche giorno fa i Senatori Enzo Ghigo (PDL) e Lionello Cosentino (PD), hanno presentato un subemendamento che prevedeva l’acquisto della proprietà o la locazione da parte degli inquilini degli immobili degli enti previdenziali privatizzati, rimettendo ad un decreto ministeriale l’individuazione delle modalità per la riduzione dei prezzi di vendita o dei canoni di affitto a favore delle famiglie, delle persone anziane e singole a basso reddito e con comprovata difficoltà finanziaria.
Si è trattato di un blitz notturno (i cui protagonisti non hanno neppure avuto la bontà di presentarsi travisati per meglio significare la loro condotta) che non ha avuto seguito in quanto il Governo ha disposto lo stralcio del testo in accoglimento del parere negativo della commissione Bilancio del Senato e della Ragioneria dello Stato, la quale ha segnalato che la misura avrebbe inciso sulla sostenibilità delle casse. Il tutto, peraltro, dopo il faticoso superamento dello stress-test forsennatamente voluto dal Ministro Fornero.
Pericolo scampato, dunque, ma con rischio di ripetizione di analoghe iniziative non del tutto cancellato.
Perché la pretesa di ficcare le mani nelle tasche dei professionisti è figlia illegittima dell'altrettanto illegittima inclusione delle casse di previdenza private nel famigerato elenco ISTAT delle amministrazioni pubbliche inserite nel conto economico consolidato, immediatamente ed energicamente contestata dalle casse medesime che hanno visto riconosciute le proprie ragioni davanti al Tar Lazio, con sentenza poi travolta dal Consiglio di Stato (recinto dal quale, con bizzarra transumanza, molti hanno migrato verso poltrone ministeriali: sarà stata una decisione serena?).
In altra parte di questa rivista la questione dell'inserimento nell'elenco ISTAT viene più approfonditamente trattata; qui occorre rilevare che gli insani appetiti che suscitano i notevoli patrimoni delle casse dei professionisti inducono ed obbligano ad una continua allerta.
Ed infatti, il forzato inserimento delle Casse dei professionisti nel citato elenco ISTAT potrebbe a breve comportare l'osservanza dell'obbligo di cui all'art. 3, comma 10 del D.L. 95/2012, convertito nella legge 135/2012, che impone (anche) alle Casse di comunicare all'Agenzia del Demanio, entro il 31 dicembre di ogni anno, l'elenco dei propri immobili onde consentire la verifica dell'idoneità e funzionalità dei beni ad essere utilizzati in locazione passiva dalle Amministrazioni statali per le proprie finalità istituzionali.


E fin qui le Casse potrebbero anche accettare di fare la propria parte per contribuire al contenimento della spesa pubblica, sebbene nella schizofrenica veste di soggetti privati capricciosamente ed arbitrariamente mascherati da ente statale.
Ma la pirateria del legislatore, sempre più incapace di congegnare politiche illuminate e coerenti in materia economica, si spinge a pretendere anche che l'Agenzia del Demanio, verificata la rispondenza degli immobili alle esigenze locative delle amministrazioni dello Stato, ne dia comunicazione agli enti previdenziali privati per la formalizzazione di un rapporto contrattuale nell'ambito del quale siano quantificati canoni ed oneri agevolati nella misura del 30% del valore locativo stabilito dalla competente Commissione di congruità dell'Agenzia: in parole semplici, se la cantano e se la ballano, con l'ulteriore arrogante minaccia, in caso di inadempimento dell'obbligo di comunicazione, di inoltrare segnalazione alla competente procura regionale della Corte dei Conti.
E' facilmente intuibile quale potrà essere il danno per le Casse, non soltanto in termini di minori entrate a causa dei canoni calmierati, ma anche in ragione del prevedibile stato di illiquidità nel quale le Casse medesime potrebbero trovarsi attesa la prevedibile morosità dello Stato che, i fatti lo dimostrano quotidianamente, non risulta essere un pagatore puntuale e corretto dei propri debiti.
Tutto questo senza dimenticare che la medesima legge 135/2012 ha anche imposto agli enti previdenziali privati un risparmio forzoso sui propri costi intermedi (il 5% nel 2012 ed il 10% nel 2013) per destinare il ricavato, ovvero i nostri soldi, al risanamento del debito pubblico (per Cassa Forense poco meno di 400.000 euro già graziosamente introitati dallo Stato).
La strategia del Cuculo...

Avv. Roberto Uzzau - Delegato di Cassa Forense


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