La protesta dell'Avvocatura
21/02/2014
Stampa la paginaOstacoli al cittadino per l’accesso alla giustizia vanno considerati gli aumenti indiscriminati dei contributi per l’iscrizione a ruolo delle cause, l’aumento del bollo, le trappole processuali (decadenze, filtri in appello, giudice monocratico in ogni grado), la soppressione di Tribunali e di sezioni distaccate, provvedimenti tesi al fine di disincentivare il ricorso al giudice e di allontanare il cittadino dalla giustizia.
Tutto ciò è veramente molto grave e un po’ la disinformazione generale, un po’ la stampa di regime, fa passare le battaglie che l’avvocatura sta portando avanti come lotta corporativistica per mantenere privilegi di casta.
Ciò forse è dovuto anche ad una non perfetta comunicazione delle motivazioni delle nostre prese di posizione avverso i provvedimenti legislativi in itinere e su questa incapacità di informazione, l’avvocatura deve fare autocritica.
È vero anche che, vincendo una storica ritrosia degli avvocati ad uscire dai Tribunali, alcuni Ordini hanno cominciato a porre in essere forme più nuove ed efficaci di protesta come l’occupazione, il flash mob, conferenze stampa, punti informativi esterni ai Tribunali ed assemblee aperte ai cittadini. Altri Ordini hanno proclamato l’astensione ad oltranza in deroga a quanto previsto dal codice di autoregolamentazione per lo sciopero nei servizi pubblici essenziali, avendo verificato l’esistenza di un vulnus costituzionale delle normative in oggetto.
La manifestazione del 20 febbraio a Roma ha destato grande attenzione da parte dei cittadini, fin dall’inizio incuriositi dalla massiccia partecipazione di avvocati e dalle argomentazioni della protesta.
L’avvocatura quindi è proiettata a far passare il messaggio che la protesta è finalizzata a tutelare i diritti dei cittadini, di tutti i cittadini, senza distinzione di censo e di capacità patrimoniale, opponendosi alla deriva antidemocratica della giustizia che mette in crisi oltre al precetto costituzionale dell’art. 24 (libertà di accesso) anche quello dell’art. 3 della Costituzione che prevede l’uguaglianza dei cittadini.
Noti i fenomeni in atto bisogna anche interrogarsi su chi predisponga queste riforme e su chi sia il mandante.
Intanto – è noto – le riforme si studiano e si preparano negli uffici legislativi dei ministeri dove vi sono magistrati e qualche professore universitario. In pratica nessun vero avvocato, nessuno che, anche solo per un giorno della sua vita, abbia vissuto i problemi del difensore e i nostri assilli.
Il mandante è noto: sono i soliti poteri forti che intendono vessare i cittadini ed ancora ulteriormente erodere il costo dei servizi legali, senza per altro, come abbiamo già sperimentato (vedi il famigerato decreto Bersani) diminuire il costo dei servizi (polizze, servizi bancari etc.).
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Cosa si può fare in questi frangenti in cui la crisi non è ancora risolta e manca il titolare del dicastero della giustizia? Valeva la pena protestare senza un destinatario definito?
Intanto la manifestazione del 20/02 era stata organizzata da tempo e non poteva certo essere revocata su due piedi.
In ogni caso l’impatto sulle popolazioni vi è stato e tutto ciò è un bene, come bene ha fatto l’OUA a chiedere al Ministro che verrà nominato un’immediata convocazione anche al fine di valorizzare da un lato il progetto di riforma organica della giustizia predisposto della commissione Vaccarella e dall’altro perché si abbandonino del tutto i provvedimenti contestati, inutili e dannosi.
L’Avvocatura deve rendersi propositiva pretendendo di partecipare, a costo zero per lo Stato, alle commissioni presso gli uffici legislativi del Ministero di Giustizia e dichiararsi pronta ad un piano straordinario per l’abbattimento degli arretrati, con i giudici onorari qualificati e con la negoziazione assistita e le camere arbitrati, istituite presso i COA, investendo e scommettendo sui risultati che possono raggiungersi con l’attuazione seria del processo telematico.
Nel contempo deve tenersi viva l’attenzione dei cittadini facendo una seria comunicazione all’esterno dei Tribunali di quanto sta avvenendo in danno dei diritti e delle tutele, saldando la protesta con quella, anche su altri temi di attualità, come già altre volte avvenuto per il passato, al fine di creare un vasto fronte di opposizione al progetto “eversivo” in atto, rimettendo al centro degli scenari sulla giustizia il diritto alla difesa e le tutele dei cittadini.
Ciò che noi non possiamo consentirci è rimanere fermi.
Non possiamo aspettare che la nostra fine si maturi un poco alla volta per consunzione dei diritti e delle tutele e ciò, in particolare, pensando ai problemi dell’avvocatura giovanile a cui – diversamente operando - lasceremo ambiti professionali desertificati.
Avv. Gennaro Torrese - Componente Comitato di Redazione CF NEWS