"La politica all'in-Cassa"
15/02/2013
Stampa la paginaA ciò si aggiunga quanto abbiano le Casse ora versato a titolo di Imu, avendo un patrimonio immobiliare di tutto rispetto.
Le Casse private, di prima e seconda generazione, raccolgono circa 2 milioni di contribuenti, liberi professionisti che rischiano in proprio (infatti la maggior parte è pure assoggettata all’Irap), che non godono di alcun finanziamento pubblico, e dunque non partecipano alla crescita della “spesa pubblica” così come invece si è voluto ingannevolmente far credere in quest’ultimo anno. All’opposto sono state chiamate, - a loro insaputa e senza nemmeno partecipare al dibattito delle scelte intraprese -, a sfamare la voragine della spesa pubblica, frutto di corruzione, di scelte sbagliate e di una politica onnivora che ha messo in ginocchio il Paese. Di tale voracità è stato presentato il conto ai professionisti intellettuali, liberi e in balia del proprio destino. Soprattutto incolpevoli.
I numeri che hanno interessato le Casse private solo per il 2013 sono impressionanti, così come dichiarato dall’AdEPP: 90 milioni di sola Imu (Italia Oggi 2.2.13); circa 400 milioni di sola tassazione per le rendite finanziarie, 3,8 milioni per la spending review, 155 milioni per il finanziamento del progetto social housing (Italia Oggi 31.1.13). In soldoni di vecchie lire fanno circa 1.200 miliardi! Soldi che provengono dai contributi dei liberi professionisti, sudati con il loro lavoro, gestiti dalle Casse per garantire loro un futuro pensionistico adeguato e un welfare idoneo a sorreggerli oggi in una situazione drammatica.
Si aggiunga peraltro che oltre un anno fa, nel momento in cui si annunciava il default, le Casse hanno con grande senso di responsabilità acquistato centinaia di milioni di obbligazioni dello Stato. Che ha ringraziato in tal modo.
Le Casse sono dunque il “porcellino salvadanaio” dal quale attingere per garantire la sostenibilità “comunitaria” del nostro Paese, ma in realtà per mettere le toppe alle voragini di debito pubblico (tra l’altro paradossalmente col rischio pure di sorreggere i buchi dell’Inps, sorrette anche dalle entrate dello Stato) ereditate da decenni di malapolitica. Una politica, quella attuale, inaccettabile ed autoritaria.
E’ evidente dunque come bene abbia fatto l’AdEPP a proporre un Manifesto della previdenza privata italiana ai partiti politici posto che 2 milioni di liberi professionisti hanno il diritto di sapere se questa pericolosa deriva di scelte surrettizie continuerà ovvero se, come si chiede, si ha l’intenzione di garantire la piena autonomia delle Casse (vigilate e non controllate, ma di fatto sempre più controllate, poiché anche la politica fiscale esercita una coazione), salvaguardando il loro patrimonio e non impoverendole con una politica fiscale aggressiva, ingiustificata ed iniqua.
Un legislatore illuminato – ci accontenteremo che sia soltanto equo - dovrà ristabilire la piena autonomia degli enti privati, ridurre notevolmente il carico fiscale, alleggerire anche l’Imu (non si comprende perché il Vaticano goda di esenzioni pressoché assolute quando gli stessi immobili atti a soddisfare gli interessi pensionistici debbano invece esservi assoggettati, l’interesse pubblico non v’è in entrambi i casi posto che ora le Casse vengono definite pubbliche?). Solo così il legislatore potrà veramente tenere fede al patto che – da ultimo – dichiara di voler sottoscrivere e realizzare: la tutela delle nuove generazioni, la tutela del lavoro soprattutto giovanile, la tutela dei soggetti più deboli. I liberi professionisti non godono di altro welfare che quello garantito loro dalle Casse (e che forse in futuro potrebbero pure potenziare consorziandosi sotto tale profilo).
La politica si fa con atti concreti, soprattutto conformi alle promesse. E le Casse attendono questi gesti concreti.
Avv. Marcello Adriano Mazzola - Delegato di Cassa Forense