La fiscalità più favorevole per i giovani avvocati

di Giovanni Cerri

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Nell'epoca dell'euro, andrebbe però pronunciato alla tedesca (foneticamente oiro), tutti i soggetti di cui sopra, con l'aggiunta dei viceministri, si affannano ad evitare, piccoli e grandi tagli, in danno dei soliti amici.
Tagli che lasciano ferite, alcune non chirurgicamente trattabili, sol se pensiamo, senza andare troppo indietro nel tempo, agli esodati, sempre grati al ministro Fornero beninteso per non tacere della stabilità cinquantennale imposta alle Casse privatizzate, tra le quali la nostra, che ha importato un pur modesto aumento dei contributi. Se poi volessimo parlare della spending review staremmo freschi.
La necessità di reperire risorse, di risparmiate sulle spese, è l'ansia del nostro tempo.
Di fatto meno prosaicamente il governo, con un parlamento più o meno supino, tanto comunque la regola è quella della fiducia, con il solito bel maxi emendamento, ha fatto partorire la stabilità, se poi qualcosa ci si dimentica ricorreremo al classico mille proroghe.
Si tratta in buona sostanza dell'operazione che i vignaioli chiamavano raschiar il barile o la botte.
Anche se molti vini sono prodotti e affinati in acciaio, si raschia comunque, nelle scuole di partito si continuano a mandare i giovani, magari meglio se toscani, a partecipare alla vendemmia presso piccole fattorie che vanno via col biologico e di nicchia, beninteso, senza trascurare le operazioni successive, fino alla raschiatura suddetta.
Tornando al serio con la legge di stabilità, da poco partorita, ci attendono, more solito, sorprese variegate, quelle più attese sono, ovviamente, in campo fiscale che toccano particolarmente i giovani professionisti.


Intanto piace affermare che non è vero sia calata l’imposizione, se con una mano viene concesso qualcosa con l’altra (o magari con le altre tanto sempre di prestigiatori si tratta), più o meno volontariamente, viene tolto.
Valgano due esempi per tutti: l’aumento di 80 euro in busta paga e la ventilata anticipazione del TFR.
Avevamo richiamato con una pillola informativa l’attenzione dei giovani colleghi che avevano in animo di aprire la partita iva nel prossimo futuro e magari nei primi mesi del 2015, suggerendo loro, allo stato dei rumors, o per meglio dire dei lavori parlamentari, di far presto ricorrendo alle vecchie regole poiché il nuovo regime dei minimi avrebbe comportato una triplicazione dell’aliquota, dal 5 al 15% con anche un tetto di ricavi dimezzato.
Il legislatore ci ha omaggiato della modifica, peggiorativa ovviamente, del “regime fiscale di vantaggio per l’imprenditoria giovanile”, previsto dall’art. 27 commi 1 e 2 del D.L. 16.7.2011, n. 98 che, appunto, resterà superato e sostituito mercé l’art. 9 del Ddl di stabilità 2015.
Suggerivamo che per mantenere il beneficio del pregresso regime, con tassazione al 5%, fosse necessario aprire una partita iva entro il 31 dicembre 2014.
Tutto è perduto per chi non ha sentito la campana?
Mai desistere nella penisola delle opportunità e dunque la corsa contro il tempo è ancora aperta. Dapprima giocano le regole coi 30 giorni di tempo concessi per l’apertura della partita Iva. L’articolo 35 del decreto Iva (DPR 633/1972) prevede infatti che “ ..i soggetti che intraprendono l’esercizio di un’impresa, arte o professione …. devono farne dichiarazione entro trenta giorni ad uno degli uffici locali dell’agenzia delle Entrate …”.
Poi dobbiamo dare atto ad oggi che risulta formalizzato l’emendamento al milleproroghe di SC (primo firmatario Sottanelli) che si propone di estendere le precedenti regole a tutto il 2015 con l’opzione per adempimenti più snelli e tassazione ultraridotta anche con soglia di ricavi o compensi ad € 30.000 uguale per tutti.
Dunque suona la campana (suona ancora) per chi volesse a breve “mettersi in proprio” o quasi e dunque il primo risparmio consiste nella conoscenza, cui segue il timor di Dio, ma non è certo di lui che ai giorni nostri dobbiamo preoccuparci.

Avv. Giovanni Cerri – Delegato di Cassa Forense

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