Finalmente le quote di genere
15/01/2013
Stampa la paginaTale articolo ha indicato il nuovo modo in cui dovranno essere formate le liste elettorali per le nuove elezioni, evidenziando la necessità che in queste siano rappresentati entrambi i generi.
Non saranno quindi ritenute ammissibili liste elettorali in cui vi siano solo candidati dello stesso genere, (ricordiamo che all’ultima elezione era presente una lista di sole donne in Liguria e qua e là, in ogni distretto liste di soli uomini).
La nuova norma regolamentare non introduce una novità, ma conferma la volontà di avere una maggiore rappresentanza femminile anche all’interno dell’avvocatura, incentivandone la partecipazione alla competizione elettorale.
La formula utilizzata per il nuovo articolo 3 del regolamento è in linea coi dettati dell’Unione Europea e delle leggi in materia di partecipazione di genere, perché non incide sulla libertà di voto dell’elettore, ma impone la presenza di candidature di entrambi i generi all’interno delle liste.
Perciò la norma non condiziona la competizione elettorale, - dato che incide solo sulla scelta dei candidati al momento della composizione delle liste - mentre non prevede una percentuale riservata ad un genere negli organismi elettivi: la norma dunque intende evitare l’esclusione di un genere al momento della scelta dei candidati.
Con l’approvazione del nuovo testo dell’art. 3 il Comitato dei Delegati si pone in linea di continuità con la normativa costituzionale e con la giurisprudenza consolidata sia europea che nazionale, nonché con le nuove norme in materia di ordinamento professionale.
Ci si può chiedere perché le donne non partecipino, non siano spontaneamente presenti nelle varie istituzioni politiche e pubbliche, perché si senta dunque la necessità di introdurre meccanismi quali le riserve di genere, come le cosiddette “quote rosa” o “quote di genere”.
Le statistiche disegnano un quadro sconfortante della partecipazione femminile alla vita politica ed anche alle posizioni apicali in aziende ed enti sia pubblici che privati.
Il problema è antico e complesso, certo di non facile soluzione ed è collegato soprattutto alla necessità – profondamente sentita nel mondo femminile - della conciliazione dell’attività lavorativa extradomestica e le esigenze della famiglia.
Le donne, oppresse da sensi di colpa, faticano ad uscire dal loro privato per inserirsi nelle varie forme di vita pubblica in quanto, tradizionalmente, grava su di loro la responsabilità e il peso della cura della prole, degli anziani, dei malati e, in generale, dell’organizzazione domestica.
Certo i modelli culturali tradizionali non le aiutano ad “emanciparsi”, ed ancor meno le aiuta l’attuale organizzazione giuridica e sociale che – salvo lodevoli eccezioni – non si preoccupa abbastanza di offrire concrete strutture di supporto alla famiglia, quali nidi d’infanzia (anche aziendali), case di riposo davvero ospitali, cliniche e case di cura adeguati alle reali necessità familiari.
Siamo convinti che avere introdotto nel Regolamento elettorale della Cassa Forense norme relative alla composizione delle liste non sia sufficiente a risolvere un problema ancora oggi così complesso. Tuttavia, tale introduzione ci sembra certamente positiva perché mira a favorire, senza imporre, una maggior presenza femminile nella nostra realtà.
La Cassa Forense ha voluto compiere un deciso passo in avanti, favorendo quindi il coinvolgimento e la partecipazione femminile, ora si tratta di rapportarsi con la categoria e prendere ad esempio le colleghe illustri e talentuose che col loro lavoro e la loro capacità hanno dato un importante contributo all’autorevolezza e alla dignità della categoria forense, occorre introdurre opportune innovazioni e efficaci miglioramenti sia sul piano normativo che nella realtà istituzionale che daranno lustro e prestigio alla categoria tutta.
Avv. Cecilia Barilli - Delegato di Cassa Forense