Avvocati: l'oscurantismo della ragione

di Filippo Visocchi

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    La censura da muovere ai contrari sentimenti di una importante fascia dell'Avvocatura è, quindi, il voler ignorare che la cultura è fattore di crescita e che non si può tendere a migliorare la condizione propria o di una categoria, senza cogliere la stretta correlazione che deve esistere tra etica della libera professione e etica sociale e culturale.
    E' sbagliato, dunque, conclamare il disagio attraverso lo sfogo di pulsioni che non appartengono alla cultura dell'Avvocatura, così come è assolutamente da ripudiare la ricerca delle soluzioni attraverso l'esaltazione della differenza di classe, preludio alla lotta di classe.
    Non è difficile in questa fase critica per le Istituzioni Forensi intravedere il perseguimento di obiettivi personalistici, tesi esclusivamente a convincere i meno fortunati che potrebbe bastare il cambiar cappello a qualcuno, perché tutto possa tornare a risplendere.
    Sono dunque da censurare le discussioni fuori dal recinto di regole che, piacciano o non piacciano, la L. 247/12 ha inteso riscrivere. In un consesso di Avvocati la discussione, anche aspra, deve essere garantita, senza sconti, proprio dal rispetto delle regole.
    E' indubbio che la crisi delle professioni in generale sia dettata da svariati fattori, tuttavia la professione forense (1) sembra scontare maggiormente la eccessiva concorrenza nella parte reddituale bassa, storicamente occupata dall'Avvocato generalista.


 

    Ad ogni buon conto e sebbene tra i fattori generanti difficoltà finanziare quello della obbligatorietà della corresponsione dei contributi minimi (art. 21 L.P.) appare essere tra i più sentiti, si può certamente ritenere come il regolamento attuativo disposto da Cassa Forense abbia garantito "piena cittadinanza previdenziale" a quella grossa fetta di Avvocatura, prima assoggettata alla gestione separata INPS, una pari dignità di appartenenza nella casa dei diritti previdenziali e assistenziali,  prima sconosciuti o inesigibili.  
    Né, tantomeno, si può additare il regolamento come sostanziale espediente per il perseguimento dello sfoltimento degli Albi attraverso la cancellazione degli Avvocati a redditi bassi. Niente di più distorto dalla verità.
    La Cassa Forense, con proprio regolamento e in attuazione alla disciplina dettata dall'art. 21 L.P., ha introdotto un corridoio di ingresso nel sistema previdenziale e assistenziale il più possibile in armonia con il sistema contributivo in essere, i cui capisaldi trovano effettiva realizzazione nei principi solidaristici e di uguaglianza.
    Vi è, in effetti, in Cassa Forense la massima attenzione alla realtà di una professione che trova nella dignità, nel decoro e nell'autonomia la ragion d'essere dell'Avvocato: attenzione che maggiormente si è concretizzata con l'attuazione di misure che nel c.d. "Welfare attivo" hanno trovato lo sbocco pratico.
    Non vi è stato e mai vi sarà in Cassa Forense una volontà di produzioni regolamentari ispirate alla selezione per censo, ben sapendo come la prevalenza delle ragioni dell'economia siano profondamente antitetiche ai valori dell'Avvocatura.
    Altra cosa (e diversa dalle ragioni dell'economia) è garantire la massima efficienza del patrimonio e il consolidamento dello stesso in funzione del principio ineludibile della sostenibilità del sistema, a garanzia delle future pensioni delle giovani generazioni.


 

Ma non basta. Il problema "sociale" del numero sproporzionato di avvocati, addebitabile ad una crescita anomala e indiscriminata registratasi a cavallo fra i due secoli e amplificato dalle conseguenze di una economia strutturalmente debole, impone di affrontare il tema della sostenibilità del sistema previdenziale con estrema cautela e rigore, restando estranei a formule di compromesso e di approssimazione.
Non è più tempo di parcheggiare, in un recinto di speranze senza sbocco, un consistente numero di giovani solo per esporli a statistiche più o meno manovrabili. Ma il rimedio a numeri implacabili (iscritti e redditi) non può essere ricercato nel continuare a (s)parlare delle presunte e indimostrate incapacità delle Istituzioni Forensi.
Il rimedio andrebbe cercato, invece, nella specificità sia negli indirizzi dei corsi di laurea, sia nella formazione: proprio su quest'ultimo punto Cassa Forense ha ben previsto una serie di interventi finanziari mirati.
È il momento, in definitiva, di passare dalla protesta "tout court", spesso frutto di pregiudizio ed inconsapevolezza, alla conoscenza dei progetti e delle misure già adottate. E' il momento di porre al centro della nostra attenzione, in uno sforzo comune, l'Avvocato. Cassa Forense lo ha capito da tempo.

Avv. Filippo Visocchi Delegato di Cassa Forense


1 L’analisi dello scenario reddituale degli avocati è importante non solo dal punto di vista previdenziale, ma è utile per individuare il livello di sviluppo economico della professione e la sua affermazione sul mercato. A tal proposito appare indicativo un commento ai dati aggiornati al 31.12.2016.
Dall’analisi dei dati risulta che la ricchezza prodotta dall’avvocatura nell’anno 2015 ammonta a 8.425 milioni di euro; che tale ricchezza dopo aver avuto, nel passato, una crescita molto sostenuta (13,8% nel 2004, 13,1% nel 2006, e del 9,5% nel 2007) e mostrato, negli ultimi anni un forte rallentamento, ha ripreso a crescere nel 2014 e, in misura maggiore, nel 2015. Tale lieve ripresa del reddito complessivamente prodotto ha comportato, per la prima volta dopo molti anni, anche un lieve aumento sia in termini nominali che reali, del reddito mediamente prodotto.
Difatti, il reddito professionale medio (quale rapporto tra ricchezza totale e dichiarazioni pervenute) riferibile a ciascun avvocato italiano nell’anno 2015 è stato pari a 38.277 euro, valore superiore al reddito medio dell’anno precedente del 2,2% e ha posto fine ad un processo di recessione iniziato nel 2008 che, fino al 2014, ha comportato una riduzione del reddito medio prodotto dagli avvocati pari al 9,5%.
E’ chiaro che la lieve ripresa riscontrata sui redditi 2015 andrà confermata negli anni successivi per poter parlare di un trend di crescita del dato che sarebbe di grande rilievo per la Cassa e per l’Avvocatura tutta e, per questo, andrà attentamente monitorato.

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