Giusta causa per abuso del PC aziendale: la Cassazione conferma il licenziamento

di Gianluca Mariani

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Con la sentenza n. 28365 del 27 ottobre 2025, la Corte di Cassazione, Sezione Lavoro ha stabilito che un dipendente può essere licenziato per giusta causa se ha utilizzato il computer aziendale in modo improprio. La Corte ha anche ribadito che il datore di lavoro può effettuare controlli informatici purché rispettino i principi di trasparenza e proporzionalità previsti dall'articolo 4 della legge n. 300/1970 (Statuto dei Lavoratori).

La vicenda trae origine da una contestazione disciplinare mossa da una società nei confronti di un proprio dipendente, accusato di aver effettuato oltre 54.000 accessi non autorizzati al sistema gestionale interno, di aver trasmesso all’esterno 133 fatture relative a clienti e di aver utilizzato il dispositivo aziendale per finalità estranee all’attività lavorativa. La Corte d'Appello competente aveva già ritenuto i controlli regolari, eseguiti secondo una politica interna chiara e comunicata ai lavoratori, che consentiva verifiche in caso di anomalie.

In sede di legittimità, il lavoratore ha affermato che il computer era di sua proprietà al momento dei controlli e che non era stato adeguatamente informato della possibilità di essere sottoposto a verifiche. Il ricorso è stato respinto dalla Suprema Corte perché è stato ritenuto inammissibile. È stato accertato che il dispositivo era ancora di proprietà aziendale e che il lavoratore era stato informato delle regole d’uso e delle conseguenze disciplinari.

La Corte ha sottolineato che il licenziamento giustificato ai sensi dell'articolo 2119 c.c. è dovuto alla lesione irreparabile del vincolo fiduciario tra le parti a causa della reiterazione e della consapevolezza delle condotte insieme alla diffusione di dati riservati. La gravità dei comportamenti e i potenziali rischi per la reputazione della società hanno portato alla risoluzione immediata del rapporto.

La decisione conferma l'importanza per i datori di lavoro dell'adozione e della comunicazione delle regole sull'uso degli strumenti informatici, prevedendo chiaramente la possibilità di controlli in caso di anomalie. La sentenza chiarisce ai dipendenti che non è l'uso personale occasionale che deve essere punito, ma gli abusi sistematici e la violazione delle regole aziendali, in particolare quando si tratta di dati sensibili.

 

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