Il patrimonio di Cassa Forense nel bilancio 2010

di Mauro Sonzini

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Si ritiene comunque utile alla diffusione tra gli iscritti di una sempre più approfondita conoscenza di Cassa Forense, esporre qualche breve informazione sulla composizione del patrimonio del nostro ente previdenziale.
Il patrimonio netto risultante dal bilancio di esercizio 2010 è pari a 4,6 miliardi di euro. La sua composizione ripartita nelle diverse classi di investimento è la seguente: 7,6% in liquidità, 54,6% in obbligazioni, 11,9% in immobili e fondi immobiliari, 22,4% in azioni, 3,5% in absolute return, private equity e altri strumenti.
Per liquidità, in questa classificazione, si intende sia la disponibilità liquida sui conti correnti, a cui attingere per le esigenze di spesa per il funzionamento dei servizi della Cassa e per il pagamento delle prestazioni previdenziali e assistenziali agli iscritti, che gli impieghi in investimenti a brevissimo termine che consentono di ottenere un rendimento migliore rispetto al deposito sul conto corrente.
Nella categoria obbligazioni, che costituisce la parte più rilevante degli investimenti, sono compresi titoli di stato italiani, BTP a tasso fisso e CCT, di lunga durata, solitamente pluridecennale, per un controvalore di circa 1,17 miliardi di euro, in parte classificati nell'attivo "immobilizzato" in quanto si intende mantenerli in portafoglio fino alla loro naturale scadenza, e per la rimanenza nell'attivo "circolante" che potrebbe essere oggetto di operazioni di vendita dei titoli sul mercato, laddove si ritenesse opportuna e conveniente questa possibilità.
Altra componente rilevante di questo comparto di investimento è costituita da titoli di stato italiani indicizzati all'inflazione, per circa 0,9 miliardi.


Sono presenti anche titoli di stato francesi, inglesi e statunitensi per circa 83 milioni di euro ed obbligazioni emesse da società, soprattutto bancarie e assicurative, per circa 71 milioni di euro.
Questa parte del patrimonio è gestita direttamente da Cassa Forense.
Vi sono poi gestioni esterne, cioè gestori professionali che, sulla base di contratti che prevedono limiti alle modalità di scelta effettuano operazioni di acquisto e vendita di titoli eseguite in capo a Cassa Forense, la quale è proprietaria dei titoli acquistati. Le obbligazioni che compongono i portafogli così gestiti ammontano a circa 218 milioni di euro e sono costituite da titoli di stato italiani ed europei.
Infine, sono in corso due gestioni "cash plus", che hanno come obiettivo il massimo rendimento a breve termine tramite la gestione "attiva" di titoli azionari e obbligazionari; una gestione è curata direttamente da Cassa Forense, mentre la seconda è affidata ad un gestore esterno, anche al fine di confrontare il risultato triennale tra le due gestioni. In queste gestioni, la componente obbligazionaria, al 31.12.10, ammontava a circa 57 milioni di euro.
La componente immobiliare del patrimonio è costituita principalmente da fabbricati dei quali Cassa Forense è proprietaria, che in bilancio sono indicati ai valori di acquisto, maggiorati delle spese incrementative (ad es. ristrutturazioni intervenute nel tempo) per circa 430 milioni di euro.
Gli investimenti nel settore immobiliare comprendono poi quote di fondi di investimento immobiliari e certificati immobiliari, per un valore di circa 100 milioni. Questi fondi costituiscono la modalità più flessibile per investire nel settore immobiliare senza avere l'onere della gestione diretta degli immobili fisici, che costituisce una attività sempre onerosa sotto il profilo organizzativo, e con maggiore possibilità di ripartire il rischio.


I settori sopra ricordati costituiscono circa il 74% del patrimonio. La rimanenza è impiegata in azioni, in maggioranza di aziende italiane, ma con una significativa frazione in azioni straniere; titoli ETF, che replicano l'andamento di una molteplicità di titoli relativi a diversi settori di attività con la conseguente ripartizione del rischio: fondi comuni anche operanti in attività di private equity, investimento in piccole - medie imprese con significative potenzialità di crescita. Nell'ultima parte del 2010 sono stati deliberati investimenti, realizzati poi nel 2011, in ulteriori fondi immobiliari e in fondi che investono in società che operano nelle materie prime.
Conclusivamente si osserva che la parte assolutamente preminente del patrimonio è investita in attività da considerarsi al massimo grado possibile di "sicurezza", compatibilmente con la travagliata fase economica in cui ci troviamo, mentre solo una parte minoritaria è impegnata in titoli che possono dare rendimenti più significativi di quelli ritraibili dagli investimenti meno rischiosi, con l'obiettivo di migliorare il rendimento complessivo del patrimonio. Le conseguenze della maggiore esposizione al rischio, derivante dalla volatilità intrinseca in queste tipologie di titoli, devono quindi essere affrontate con la consapevolezza della corrispondente possibilità di migliori rendimenti.

Mauro Sonzini

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