Il futuro della professione forense: roseo o azzurro?

di Marcello Adriano Mazzola

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Cassa Forense tuttavia deve essere necessariamente ottimista, oltre che diligente nella gestione dei contributi incassati e nell’erogazione delle pensioni. Ottimista perché deve guardare ai prossimi decenni (oramai perlomeno 50 ai fini della sostenibilità) per contribuire attivamente (attraverso il welfare e le misure attribuite alla sua potestà) per migliorare le condizioni professionali, nell’intento di agevolare una ripresa reddituale (oramai incrinata da diversi anni) poiché ciò è condizione necessaria per preservare trattamenti pensionistici adeguati.
La recente conferenza di Rimini sulla nuova assistenza (il nuovo Regolamento dell’Assistenza entrerà in vigore il 1° gennaio 2016) ha avuto questo obiettivo: aprire una pagina nuova e nutrire di ottimismo il percorso futuro. Ponendo a disposizione dei colleghi più giovani e più svantaggiati (in tal senso welfare attivo) misure che consentano di ridurre un gap (o deficit) per migliorarne le condizioni professionali, cercando di guardare al futuro con più ottimismo. Dunque col nuovo Regolamento si avranno maggiori fondi, maggiori strumenti e una platea di beneficiari ben maggiore.
In tale direzione si è posto il rapporto Censis, anticipato nei suoi contenuti peculiari dal presidente Giuseppe De Rita appunto a Rimini, poi conclusosi il 15 ottobre con un campione assai rappresentativo di n. 7629 avvocati e che riporta i seguenti dati: avvocatura oramai divisa equamente nei numeri tra uomini e donne; passione per i contenuti alla base della scelta professionale per il 51,1% e voglia di autonomia per il 38,6%; specializzazione (di fatto) nel diritto civile per il 54,2%, 11,2% nel penale, 3,1% nell’amministrativo; fatturato ancora legato nel 66,6% ancora al contenzioso giudiziale (dunque 2/3); clientela del 53% composta da persone fisiche e per il 33,6% da PMI.


Il 66,6% degli avvocati è titolare unico di studio, il 14,1% contitolare, il 19,3% invece collabora con uno studio stabilmente; tra le modalità di promozione dei servizi professionali, prevale il passaparola (87%) e le relazioni sociali e personali (76,3%) mentre il 24,6% punta su accordi e collaborazioni con altri studi o strutture (banche, società di consulenza, etc); la stragrande maggioranza degli avvocati ha denunciato un calo significativo del reddito nel periodo 2013/15; negli ultimi due anni quasi il 70% degli avvocati ha avuto ripercussioni sul lavoro, il 24,5% ha dovuto ridurre l’attività, il 2,7% l’ha interrotta, e il 42,1% ha avuto problemi con clienti e collaboratori; tra le priorità del prossimo biennio vincono l’ampliamento del mercato e la fornitura di nuovi servizi. Infine quanto ai giudizi complessivi si ritiene che: 1) l’avvocatura stia vivendo una fase di forte crisi (79,7%); ripensamento di ruolo e identità (17,3%); rilancio e crescita (3%). Tra le cause prevalenti: la perdita di prestigio dell’avvocatura (59,6%), inefficienze del sistema giustizia (49,4%), abbassamento della qualità professionale (47,6%), troppi avvocati (44,8%) etc.
Come si può notare, si ricava una “fotografia” preoccupante, la cui analisi tuttavia deve servire non per piangersi addosso ma per intervenire per migliorare lo stato dell’arte.
Il Guardasigilli, al quale diamo atto di aver fatto un ottimo intervento a Rimini, sincero, appassionato, dialogante e costruttivo, ha indicato nelle specializzazioni e nella negoziazione assistita alcuni tra gli strumenti per recuperare identità, prestigio e credibilità. Tale messaggio è pure emerso dall’ottimo convegno tenutosi ad Acqui Terme il 2 ottobre sulla “Degiurisdizionalizzazione” (che come ben sappiamo non è una parola tedesca) dove il prof. Alpa, il brillante presidente del Tribunale di Genova e i consiglieri CNF (uscente e nuovo) del Piemonte, oltre agli altri relatori, hanno evidenziato la straordinaria opportunità di cogliere nella negoziazione assistita una evoluzione culturale (e dunque di riflesso professionale) dell’avvocatura, troppo arroccata su posizioni conservatrici.


Al contempo a Rimini è stata posta l’attenzione verso la necessità di associarsi e rafforzarsi, migliorare le conoscenze informatiche, specializzarsi.
Emergono dunque tali parole chiavi per volgere al meglio la nostra ammaccata professione: qualità, specializzazione, associazione, organizzazione, Adr.
Cassa Forense sta certamente dando un contributo importante, poiché in questi anni, oltre ad aver approvato varie complesse riforme previdenziali, ha da ultimo disegnato un nuovo più robusto modello di assistenza, sta collaborando con Asla per stimolare la realizzazione di nuovi studi associati, sta attivandosi per agevolare ed informare sulle modalità di accesso ai Fondi Europei, sta incrementando il numero e la qualità delle convenzioni al fine di migliorare la vita professionale e non dei colleghi.
Il percorso da intraprendere è ancora assai lungo e tortuoso ma è importante che la salita sia stata finalmente affrontata.

Avv. Marcello Adriano Mazzola – Delegato di Cassa Forense

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