AVVOCATI E SALUTE: I DATI SULL’UTILIZZO DELLA POLIZZA SANITARIA DI CASSA FORENSE

di Cassa Forense

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Erogate oltre 30.000 prestazioni per circa 30 milioni di euro 

Nel momento storico che stiamo vivendo, caratterizzato da una grave pandemia, in cui praticamente l’intera popolazione mondiale lotta per sconfiggere il virus Covid-19 e uscire dalla crisi globale causata dalla diffusione dello stesso, viene naturale riflettere sull’importanza della tutela della nostra salute.

Potrà sembrare banale sottolinearlo, ma gli eventi ci hanno dimostrato che la capacità di prevenzione e di cura delle patologie sanitarie di un paese, siano esse causate da malattie e/o da anzianità, condiziona direttamente e pesantemente il benessere dei cittadini e il sistema economico-lavorativo.

Nell’ormai lontano anno 2001 Cassa Forense, in attuazione di quanto previsto dal Regolamento per l’erogazione dell’Assistenza, ha stipulato a favore degli iscritti la prima polizza sanitaria collettiva per i grandi interventi chirurgici e i gravi eventi morbosi.

Negli anni l’assicurazione è stata ampliata quanto a garanzie, prevedendo in copertura, a titolo esemplificativo, la garanzia oncologica, alcune prestazioni di alta specializzazione ed il check-up, nonché la possibilità di fruire, alternativamente al pagamento diretto o al rimborso delle spese, dell’indennità sostitutiva di ricovero e beneficiari: oltre alla polizza cd. base, oggi è possibile estendere la copertura ai familiari dell’iscritto e aderire volontariamente ai piani sanitari integrativi denominati A e B.

La polizza sanitaria è gratuita ed automatica quanto alla copertura di base in favore degli iscritti, volontaria e soggetta al pagamento di un premio in convenzione per l’estensione ai familiari e alle coperture integrative.

I dati della tabella sottostante (Tab. 1. Dati al 30 aprile 2021) mostrano l’utilizzo da parte degli avvocati della garanzia assicurativa sanitaria nelle ultime due annualità. I numeri sono suscettibili di assestamento alla luce delle domande di apertura di sinistri che perverranno nei prossimi mesi. La copertura assicurativa riguarda infatti gli eventi e le prestazioni sanitarie avvenute nell’annualità considerata, che l’assicurato può trasmettere per la liquidazione entro il biennio dall’evento/prestazione.

Come vediamo dalla prima tabella, il numero dei sinistri (le richieste di prestazione sanitarie) per l’annualità assicurativa 2020-2021, è pari a n. 26.507, con un costo complessivo di euro 29.500.989 di poco inferiore a quello dell’anno precedente.

Analizzando il dato disaggregato, vediamo che vi è omogeneità numerica tra istanze e costi dell’annualità 2020-2021 rispetto all’annualità 2019-2020 per le prestazioni sanitarie di alta specializzazione, le richieste di indennità di convalescenza, le prestazioni odontoiatriche, gli accertamenti di prevenzione e i ricoveri in terapia intensiva per Covid-19 (dati in azzurro).

Diversamente, per l’annualità 2020-2021 risultano in diminuzione le prestazioni per gravi eventi morbosi, le indennità sostitutive del ricovero, le prestazioni per malattie oncologiche, i ricoveri per grande intervento chirurgico e quelli per Covid-19, le cure per sindrome metabolica nonché, in generale, le visite e gli accertamenti medico-sanitari (dati in verde).  In sintonia con l’andamento nazionale delle prestazioni sanitarie a livello nazionale, risultano aumentate le richieste di indennità per isolamento e per ricovero da Covid-19 non in terapia intensiva (dati in giallo).

Il dato sull’utilizzo dei piani sanitari integrativi A+B da parte degli iscritti di Cassa Forense, di cui alla seguente tabella, ci mostra che sono cresciute nel 2020-2021, rispetto all’annualità precedente, le richieste di indennità sostitutive per ricovero e le prestazioni sanitarie ambulatoriali, i trattamenti fisioterapici di riabilitazione post traumatica, le visite e gli accertamenti medico-sanitari (dati in giallo).

Risultano in diminuzione le prestazioni specialistiche di alta diagnostica (dati in verde), sostanzialmente invariate le prestazioni odontoiatriche ed i ricoveri (dati in azzurro).

Confronto tra l’utilizzo della polizza base e quelle integrative – Le prestazioni pubbliche

Interessanti anche i dati disaggregati relativi al confronto nell’utilizzo della polizza sanitaria di Cassa Forense tra iscritti, familiari, pensionati avvocati non più iscritti alla Cassa e superstiti, di cui alla tabella successiva (tab. 3).

A fronte di un numero totale di richieste di prestazioni sanitarie in diminuzione nel 2020-2021 rispetto al 2019-2020, la diminuzione risulta più accentuata per il piano sanitario di base che per quelli integrativi. Per il piano sanitario di base, vediamo la crescita delle prestazioni a beneficio di pensionati avvocati non più iscritti alla Cassa e superstiti rispetto alle richieste di iscritti e familiari.

Per i piani sanitari integrativi A+B, diminuiscono nel 2020-2021 le richieste dei familiari ma crescono sia quelle degli iscritti che quelle dei pensionati non più iscritti alla Cassa e superstiti.

La crescita del numero di visite mediche e di accertamenti sanitari dei piani integrativi A+B può essere un positivo indice di graduale ripresa delle cure sanitarie non urgenti e della medicina di prevenzione da parte degli avvocati italiani e dei loro familiari.

In generale, per la popolazione italiana, l’emergenza sanitaria che abbiamo vissuto e stiano ancora vivendo fa temere conseguenze ad oggi non facilmente prevedibili in termini di aggravamento delle malattie che non sono state curate o diagnosticate durante la pandemia. Sappiamo infatti che la pandemia, in Italia ma anche in molti paesi esteri, ha avuto un effetto drammatico sulla mortalità non solo per i decessi che ha causato direttamente ma anche perché ha aggravato le condizioni di fragilità della popolazione, soprattutto di quella anziana e già affetta da patologie.

I numeri sull’attività di assistenza sanitaria territoriale, relativi alle visite specialistiche e agli accertamenti diagnostici denotano una diminuzione generale delle prestazioni, anche di quelle indifferibili. Il fenomeno può spiegarsi da un lato con la minore disponibilità di risorse sanitarie per le malattie diverse dal Covid-19 e dall’altro con la tendenza della popolazione a rinviare le cure mediche per paura di esporsi al contagio. Si prevede che i ritardi e le rinunce di prestazioni sanitarie finalizzate alla cura di patologie in fase acuta o ad attività di prevenzione avranno delle conseguenze sulla salute della popolazione.

I dati a disposizione documentano, nei primi due mesi della crisi sanitaria, un aumento di decessi legati a patologie per le quali la tempestività e la regolarità delle cure sono spesso decisive. Quale conseguenza estrema di tale fenomeno, l’eccesso di mortalità dovuto alla pandemia ha ridotto in maniera sensibile la speranza di vita della popolazione in modo non omogeneo sul territorio italiano, penalizzando maggiormente le aree del Nord.

È interessante notare che nel 2020, a fronte della diminuzione della speranza di vita alla nascita di 1,2 anni, l’indicatore della buona salute percepita dalla popolazione italiana è invece migliorato: la quota di intervistati Istat che dichiarano di stare bene o molto bene è cresciuta di circa 3 punti percentuali rispetto al 2019.

L’incremento interessa tutte le categorie senza particolari specificità di genere, generazione o area territoriale di riferimento, ed è particolarmente accentuato tra le donne di 35-54 anni, per le quali raddoppia. Questo fenomeno è stato spiegato in parte con ragioni psicologiche ed emotive: la drammaticità degli accadimenti ha portato a non dare più per scontata la propria situazione e a enfatizzarne l’apprezzamento. In parte però, e il dato solleva preoccupazione, il dato è stato collegato alla diminuzione di cure mediche da parte dei cittadini che hanno beneficiato di un minor numero anche di visite diagnostiche; ciò potrebbe comportare una mancanza di consapevolezza di essere affetti da patologie croniche. In ultimo, le fasi di lockdown e le restrizioni alla circolazione ed ai contatti interpersonali hanno certamente ridotto l’esposizione delle persone a rischi esterni con diminuzione della incidenza di patologie acute. A livello nazionale, nel 2020 le prestazioni ambulatoriali e specialistiche erogate sono diminuite del 20,3 per cento rispetto all’anno precedente. Nella tabella che segue si osservano differenze ampie tra territori che portano a una accentuazione delle disuguaglianze già esistenti.

Il minor accesso alle prestazioni ha riguardato in eguale misura uomini e donne, mentre ci sono differenze per fasce di età: quella pediatrica è la più coinvolta, con un calo del 33 per cento, seguita dagli adulti tra i 35 e i 54 anni (-22 per cento).

Per le altre età la riduzione è compresa tra il 18 e il 22 per cento. L’intensità del fenomeno varia anche in funzione del tipo di prestazione e risultano più penalizzate quelle di minore urgenza e gravità. In particolare, i cali maggiori hanno riguardato le componenti della riabilitazione e delle visite.

In conclusione, i numeri sull’utilizzo della polizza sanitaria di Cassa Forense da parte degli iscritti, dei familiari, dei pensionati non più iscritti alla Cassa e dei superstiti ci danno conferma della grande utilità di tale strumento di welfare per gli avvocati e ci inducono a valutarne l’importanza non soltanto nell’ottica di cura della salute rispetto alle patologie già note e insorte ma anche in chiave di prevenzione delle malattie.


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