La solitudine dell'avvocato

di Giuseppe Madeo

Stampa la pagina

Succede in studio, per strada, sui social e addirittura nei Tribunali nel corso o a margine di un’udienza, sia essa civile o penale. Tali irrazionali, intollerabili e imperdonabili attacchi agli Avvocati provengono prevalentemente e generalmente dai propri assistiti o dalle controparti. A questi, negli ultimi tempi, si sono aggiunti parenti e amici, pseudo associazioni delle vittime di ogni e qualsiasi reato, soprattutto di quelli che ingenerano forte emotività collettiva, spesso cavalcata da un populismo oramai imperante in ogni settore della vita sociale, politica e istituzionale del nostro paese. Populismo, peraltro, permeato da un giustizialismo esasperato e insopportabile, che evoca ed invoca una giustizia cieca, vendicativa e ritorsiva, lontana dalle regole del “giusto processo” cui anche il delinquente più incallito ha diritto e, soprattutto, lontana dalle comuni regole della civile convivenza che presidiano lo Stato di diritto, la libertà e la democrazia. I toni, i modi, i contenuti degli attacchi agli Avvocati sono i più diversi ma tutti, o quasi, hanno come scopo e finalità di indurli a desistere dall’espletare compiutamente e serenamente quel ministero defensionale da sempre cardine principale della professione dell’Avvocato, in ossequio al giuramento che ogni avvocato presta, con emozione e commozione, all’atto dell’iscrizione all’Albo, con indosso per la prima volta della toga e con la pettorina ancora candida. E’ all’Avvocato che si rivolgono coloro che, per le mille e più ragioni delle vicende e affanni esistenziali, incrociano la tortuosa e intricata strada della giurisdizione e anelano giustizia. In un tempo, non troppo lontano, nel varcare la soglia dello studio dell’Avvocato, i cittadini affidavano a questo, ansiosi, speranzosi e fiduciosi, i loro dolori, le loro angosce e spesso il loro destino, la storia personale, familiare ed economica, quasi fosse un taumaturgo. Oggi, però, non è più così e molto spesso l’Avvocato è visto come un male inevitabile o, addirittura, come un nemico da sconfiggere e abbattere, a causa di un immaginario collettivo che, nel corso del tempo, ne ha distorto e denigrato il ruolo e la funzione. Si sconosce o si è persa memoria della realtà quotidiana in cui l’Avvocato presta la sua attività professionale; una professione carica di un fardello di umiliazioni, frustrazioni e pathos conseguenti al rapporto empatico che si instaura con i propri assistiti, alle situazioni in cui egli deve seguire la legge, al di là e al di sopra del proprio umano pensiero. Una professione e un’attività vissuta in solitudine e di solitudine, con un aggrovigliarsi di pensieri, preoccupazioni e timori che seguono e inseguono incessantemente la stragrande maggioranza degli Avvocati, sottoponendoli ad uno sforzo intellettuale e fisico incomparabile rispetto a molte altre professioni ed attività e che molto spesso li portano a trascurare se stessi e i propri affetti: l’assistito, le scadenze e i termini, prima di tutto. Avvocati che interpretano e svolgono la professione secondo i principi e i valori classici, ben riassunti nel pensiero del grande Piero Calamandrei “Molte professioni possono farsi con il cervello e non col cuore. Ma l'Avvocato no. L'Avvocato non può essere un puro logico né un ironico scettico, l'Avvocato deve essere prima di tutto un cuore: un altruista, uno che sappia comprendere gli altri uomini e farli vivere in sé”. L’essenza dell’attività professionale dell’Avvocato, in una società come la nostra, basata o che dovrebbe basarsi sul rispetto delle regole legali e della giustizia, rimane sempre e comunque quella della difesa dei diritti e della libertà dell’uomo, sia nei confronti di altri uomini che nei confronti dello Stato e degli altri poteri. Ruolo e funzione che non possono prescindere dalla piena libertà, autonomia ed indipendenza professionale dell’Avvocato, nel rispetto della legge e delle regole deontologiche. Valori e principi che dovrebbero essere ricercati e fortemente voluti da tutti quelli che hanno a cuore la civiltà giuridica e la democrazia, oltre che la salvaguardia dei diritti dell’uomo. Se ciò è vero, come è vero, allora stupisce come i mass media e le istituzioni tutte non siano solidali e non abbiano ad alzare la voce e a prendere una netta e precisa posizione a sostegno degli Avvocati, esposti quotidianamente ad aggressioni verbali e fisiche nell’intento di elidere o comunque limitarne l’autonomia, l’indipendenza e la libertà. Professione che ha un chiaro richiamo e rilievo costituzionale e che sull’altare della legalità, con coraggio e coerenza con il proprio dovere professionale e con l’etica, ha sacrificato tante vite ed è sempre in prima fila laddove si combatte per la libertà e la democrazia. Dunque, la società tutta dovrebbe avere a cuore e difendere, nel proprio precipuo e primario interesse, l’Avvocato, che difende i valori fondamentali dell’uomo e della civiltà, mentre è assolutamente indifeso ed è costretto a lottare contro tutto e tutti e, forse, anche contro se stesso per convincersi dell’importanza della propria funzione.

Avv. Giuseppe Madeo - Foro di Pavia

Altri in PREVIDENZA