La salute degli avvocati ci sta a cuore
12/07/2017
Stampa la paginaIl Servizio Sanitario Nazionale ormai da anni ha denunciato l’incapacità di garantire la tempestiva risposta ai bisogni di salute espressi dalla popolazione: le liste d’attesa eccessivamente lunghe rendono inefficace l’offerta sanitaria pubblica e insieme ai “super-ticket” spostano la domanda di prestazioni sanitarie sulla sanità privata. Basti considerare che negli ultimi anni la spesa privata è arrivata a rappresentare circa il 24% della spesa corrente dell’intero settore sanitario italiano (nel 2016, 35mld dei 148mdl complessivi), senza considerare la quota di evasione fiscale del settore privato non documentabile. All’inefficienza del Servizio Sanitario Nazionale si aggiungono le criticità derivanti dall’evoluzione demografica del nostro Paese: l’Istituto Nazionale di Statistica rappresenta che nel 2016 circa il 22% della popolazione italiana ha un’età superiore ai 65 anni (oltre 13 milioni di cittadini) e tale quota salirà a circa il 33% nel 2065. Degli over 65, oltre il 70% ha almeno una patologia cronica. Inoltre, quasi il 50% degli over 65 dichiara di vivere da solo e di questi il 61% sono donne, con un reddito medio inferiore rispetto a quello dei coetanei uomini di circa il 30%.Questi numeri consentono di comprendere la quantità di soggetti fragili che esprimono un forte bisogno di assistenza sanitaria e saturano la capienza di prestazioni disponibili presso il Servizio Sanitario Nazionale. Per questi ed altri fattori, oltre 12 milioni di persone rimandano o rinunciano alle cure (dati Censis). Osservando questo scenario e considerando il disorientamento che viene vissuto da ogni cittadino che si trova ad affrontare un evento patologico, è possibile comprendere le motivazioni che sono alla base del crescente settore della Sanità Integrativa. Infatti, in vari ambiti produttivi del paese, numerose associazioni di lavoratori, di aziende e di professionisti hanno intrapreso iniziative che consentissero, sulla base degli imprescindibili valori di solidarietà e mutualità, di offrire alla propria collettività di riferimento una forma di assistenza sanitaria integrativa che rappresentasse un valido punto di riferimento e soprattutto un indispensabile sostegno economico. E’ questo il motivo per il quale la “sanità integrativa” in questi anni ha conquistato l’appellativo di “secondo pilastro” del Servizio Sanitario Nazionale, diventando, spesso, il primo interlocutore di quelle categorie di lavoratori che possono beneficiare del proprio Fondo Sanitario Integrativo di settore. I valori imprescindibili di solidarietà e mutualità rappresentano il perno della sanità integrativa perché con il contenuto contributo economico pro capite versato per tutti gli scritti (a carico dei datori di lavoro o delle Casse Previdenziali) è possibile soddisfare i bisogni sanitari ben più ampi di coloro che vengono colpiti dall’evento patologico.
In Italia, sono circa 7 milioni i lavoratori e professionisti italiani che godono di un’assistenza sanitaria integrativa e tra questi sono presenti i 240.000 avvocati iscritti alla Cassa Forense. Infatti, la Cassa attualmente prevede la copertura sanitaria base per tutti gli iscritti attivi e i pensionati contribuenti, senza alcun ulteriore onere a loro carico. Tuttavia, la Cassa vuole perseguire un ambizioso progetto che traguardi gli attuali livelli di assistenza sanitaria integrativa offerti ai propri iscritti: una Cassa Mutua degli Avvocati. A tal fine, sono già stati avviati i necessari approfondimenti interni e gli studi sulla materia dai quali sono emersi i grandi vantaggi per gli iscritti che questo progetto apporterebbe.Preso quindi atto della fattibilità di tale progetto, anche a seguito degli stimoli provenienti dai Ministeri vigilanti, Cassa Forense ha promosso le analisi e le valutazioni prodromiche alla costituzione di una Cassa Mutua dei Professionisti che allarghi la platea dei beneficiari anche ad altre categorie di professionisti. Questa iniziativa rappresenterebbe una delle più grandi realtà di sanità integrativa operanti nel Paese e soprattutto comporterebbe un ampio panorama di vantaggi per gli iscritti: l’autonomia di gestione consentirebbe la massima dinamicità per rispondere ai bisogni sanitari espressi, con piena capacità di monitorare i consumi sanitari, prevederne l’evoluzione e programmare le azioni necessarie a garantire la sostenibilità economica a garanzia degli iscritti; l’adesione collettiva di intere platee di professionisti, senza alcuna selezione del rischio, consentirebbe, attraverso economie di scala e in assenza di logiche di profitto, maggiori prestazioni da mettere a disposizione degli iscritti, con soddisfazione diffusa delle categorie interessate; le prestazioni sarebbero garantite senza limiti di età, anche attraverso una piattaforma di servizi che si svilupperebbe nell’ottica esclusiva di soddisfare le necessità sanitarie espresse dalla popolazione assistita. Questa iniziativa non avrebbe solo il merito di sublimare i valori di solidarietà e mutualità nella soddisfazione congiunta di diverse categorie di professionisti ma rappresenterebbe un’azione strategica alle politiche dello Stato, sia nel contrasto all’evasione fiscale e all’abusivismo sanitario (i rimborsi avverrebbero esclusivamente a fronte di fatture/ricevute fiscali), sia nel sostegno al Servizio Sanitario Nazionale, soddisfacendo quella domanda di prestazioni non disponibili presso il servizio pubblico. Si tratta di un progetto ambizioso ma realizzabile, con le giuste professionalità e soprattutto con la volontà e la determinazione di chi ha a cuore i propri iscritti.
Avv. Massimo Grotti - Coordinatore della Commissione “Adepp” di Cassa Forense