I numeri dell'Avvocatura
17/04/2012
Stampa la paginaDalla disamina degli stessi emerge che l’avvocatura è cambiata.
Le dinamiche temporali hanno influito in modo determinante su due aspetti di non trascurabile importanza per la nostra professione, ossia l’aspetto demografico e quello economico.
L’ASPETTO DEMOGRAFICO
Il continuo ed esponenziale afflusso di giovani che negli ultimi anni si sono iscritti alla Cassa ha determinato una vera e propria trasformazione della struttura per “età” ed “anzianità” della popolazione forense.
Gli avvocati iscritti agli albi forensi sono passati dai circa 48.000 del 1985 ai 217.00 nel 2010, con un incremento del 450%, mentre per gli avvocati iscritti alla Cassa si è passati dai 37.000 del 1985 ai 157.000 del 2010 anche qui con un incremento elevatissimo pari al 420%.
Ad oggi abbiamo il più alto rapporto tra soggetti in attività e pensionati in quanto per ogni “sei avvocati attivi” ce n’è “uno in pensione”.
L’altro aspetto demografico peculiare è quello della “femminilizzazione” della professione.
Gli ultimi dati a disposizione della Cassa evidenziano che le donne-avvocato sono 97.000 e rappresentano il 45% di tutti gli iscritti.
L’ASPETTO ECONOMICO
Stiamo vivendo in Italia ed in Europa uno dei momenti economici più difficili e di contrazione dei redditi in generale.
A tale “crisi” non poteva certo sfuggire “l’avvocatura”.
Anche sul punto l’esame dell’andamento dei redditi degli avvocati degli ultimi anni ci consente di verificare il livello di sviluppo economico e la sua rilevanza sul mercato della nostra professione.
La diversa distribuzione del reddito professionale - per età, sesso e fasce di reddito - finisce per consegnarci la fotografia di un’avvocatura “con diverse facce”.
Dalla comparazione dei redditi degli ultimi tre anni degli iscritti Cassa emerge che la categoria “s’impoverisce” sempre più.
- Il reddito medio degli avvocati scende da € 51.314 del 2007 ad € 47.822 del 2010.
- Tale reddito medio non è poi equidistribuito.
Infatti, il 79,7% è sotto il reddito medio. Mentre soltanto il 20,3% circa è sopra tale reddito.
Se poi estendiamo la disamina dei redditi ai soli iscritti all’Albo dobbiamo, amaramente ma realisticamente, constatare che la categoria “s’impoverisce ancor di più”.
Allora che fare?
I numeri raffigurati nelle tabelle indicano chiaramente che le previsioni non sono rosee ed impongono scelte drastiche, ma responsabili, da parte di tutti, per i giovani ed anche per i meno giovani.
I primi, che rappresentano il futuro, devono essere fermamente convinti della scelta professionale che faranno.
E’ auspicabile che le nuove leve non vedano più l’avvocatura come un’area di parcheggio in attesa di una migliore sistemazione.
Tale scelta, oltre a danneggiare loro, danneggia tutta l’avvocatura.
I meno giovani, invece, vanno sensibilizzati su tutte le problematiche che affliggono la nostra professione e resi coscienti della difficoltà del momento.
Di fronte agli attacchi continui finalizzati a svilire oltremodo la nostra professione dobbiamo tutti reagire unitariamente ed essere dinamici.
Da un lato, infatti, ci dobbiamo riappropriare “remando tutti nella stessa direzione” della “dignità e centralità” del ruolo dell’avvocatura all’interno della “giurisdizione”.
Infatti, bisogna far comprendere con forza ed in ogni modo al Governo prima ed al Parlamento poi che “non si può fare giustizia senza una degna e qualificata avvocatura”.
Dall’altro, però, non possiamo restare insensibili di fronte al mondo che cambia.
Pertanto, dobbiamo adattarci ad intercettare le nuove forme di lavoro che il “nostro mercato” ci mette a disposizione.
Per il bene dell’avvocatura non bisogna gettare la spugna, non ci si può arrendere ma è necessario affrontare e superare questa fase difficile e cruciale della nostra professione.
Giulio Pignatiello - Delegato di Cassa Forense