I crediti di Cassa Forense verso i propri iscritti
22/05/2014
Stampa la paginaOrbene analizziamo dapprima le ragioni del fenomeno e poi ipotizziamo soluzioni.
Intanto si deve tener separato il fenomeno che riguarda i crediti verso i concessionari da quello verso gli iscritti.
Il primo è una patologia sistemica, come un fallimento in cui incappa un imprenditore; magari ci si potrebbe interrogare se vi sia stata una qualche culpa in eligendo quando non in vigilando.
Giova però dar conto che CF, almeno nell'ultimo periodo, ha deciso di "mostrare i muscoli" revocando senza indugio le concessioni/i contratti e agendo in monitorio nei confronti delle suddette società.
Sfatiamo subito un luogo comune, il fenomeno è geograficamente trasversale e con ciò chiudiamo a facili dietrologie, con buona pace di qualche solone d'oltrepò.
I crediti verso gli iscritti per contributi e sanzioni sono, invece, un fenomeno da analizzare, comprendere e affrontare.
Qualcuno ha affermato che le sofferenze contributive dell’iscritto ricadrebbero su di lui e su lui solo.
Anche se dirò cose scontate non si può concordare con questa affermazione se è vero, come è vero, che il sistema di Cassa Forense è a ripartizione (1) discendendone che con il montante dei contributi incassati CF provvede ad erogare le prestazioni ed a perseguire i fini statutari, tacendo poi del generale principio solidaristico della previdenza forense.
Ammesso anche trattarsi di operazione a costo zero (i colti oggi parlano di invarianza di cassa), quando non un futuribile vantaggio, non è lungimirante per l'ente e meno ancora per il ceto forense.
Vediamo perché a prescindere dal principio di buona amministrazione, che è possibile mutuare dall'art. 97 della carta costituzionale, giovando comunque ribadire - per rafforzare la nostra autonomia - che CF non è un ente pubblico, ancorché persegua fini pubblicistici.
Qui viene in evidenza il problema dei flussi informativi tra CF e i COF. Non è possibile, non è giustificabile, meno ancora tollerabile, un ritardo nelle comunicazioni e non è concepibile che delle irregolarità dichiarative (mod. 5) e contributive (mancato pagamento dei contributi, minimi o in autoliquidazione che sia) i consigli dell'ordine non vengano portati a conoscenza, almeno con una certa fisiologica tempestività.
Sulla scorta dello stesso principio e forti del canone deontologico di cui all’art. 16 (2) possono e debbono essere trasmessi ai COF i dati relativi alle posizioni dei singoli professionisti.
Con l’invio del modello 5 in telematico Cassa Forense è in grado, in tempo reale, di accertare la violazione degli inadempimenti dichiarativi e trasmettere, decorso almeno un trimestre, ai COF territoriali gli elenchi affinché provvedano all’apertura delle posizioni disciplinari ai sensi dell’art. 17, 5° L.N. 576/1980 che, come noto comporta la sospensione dall’esercizio professionale sino all’adempimento dell’obbligo.
I ritardi nella trasmissione degli elenchi, speriamo ancora retaggio delle verifiche “manuali” delle dichiarazioni, sono forieri di possibili reiterazioni nelle condotte e comunque, a mio giudizio, sono fonte di disparità di trattamento tra gli iscritti.
Giovi dar conto che, in genere, l’omissione dichiarativa si accompagna al mancato pagamento dei contributi minimi e delle eccedenze.
Non intervenire poi tempestivamente per il recupero dei crediti verso l’iscritto, oltre a fargli ritenere sussistente una qualche sua impunità, con speculare acclarata impotenza di Cassa Forense, comporta che costui eserciti la professione in regime di concorrenza sleale potendo, magari, riservare ai suoi assistiti tariffe davvero concorrenziali e quindi porre in essere un surrettizio accaparramento di clientela. Ipotizzo poi (pur facendo scongiuri per lui) un danno ai suoi superstiti che nemmeno potrebbero godere appieno delle prestazioni, impediti dal debito contributivo accumulato.
Distinguiamo, soprattutto in questi momenti di grave recessione economica che non ha certo risparmiato i professionisti, i doveri di solidarietà, da quelli di fedeltà.
Il senso di appartenenza, da un lato, e quello solidaristico, dall'altro, dovrebbero comportare che CF intervenga con sollecitudine non solo ricorrendo all'informazione ma anche all'ascolto ed alla dissuasione nel coltivare la fedeltà nel rapporto assicurativo. È cosa auspicabile aiutare chi versi in stato di bisogno, ancorché non tipicamente rientrante nel solco degli ausili previsti dal regolamento dell'assistenza, con sostegni mirati di incentivo al reddito, meglio ancora se di sollievo nei pagamenti dei contributi; magari in chiave futura da scontare in sede di erogazione delle prestazioni, quasi fosse, ci si passi la similitudine, un acconto sul TFR.
Certo è che vorrei tentare azioni concrete, perché questo ci chiedono i colleghi: gestione oculata delle risorse e rispetto per i virtuosi senza che su loro gravino gli inadempimenti dei morosi.
Avv. Giovanni Cerri – Delegato di Cassa Forense