Donne in previdenza: i dieci errori più comuni
25/09/2014
Stampa la paginaSu questo tema, importanti soggetti di rilevanza internazionale quali Assoprevidenza (Associazione Italiana per la Previdenza e l’Assistenza Complementare Soroptimist International e Oxfam hanno organizzato una interessante tavola rotonda a Milano a maggio 2014 durante la Giornata Nazionale della Previdenza dal titolo: Previdenza: un sostantivo femminile?
Nel corso dell’incontro sono state analizzate le principali esigenze previdenziali al femminile, e sono stati rilevati alcuni ricorrenti e gravi errori che le donne devono evitare.
Allianz (uno dei maggiori gruppi assicurativi europei) ha sintetizzato in dieci punti le riflessioni emergenti dal mondo femminile che andiamo ad esporre:
1) Mio marito guadagna bene e può mantenere anche me.
2) Non mi interessa l'argomento pensione, in qualche modo me la caverò.
3) Ho appena trent'anni, non devo pensarci già ora.
4) Part-time e piccoli lavoretti, in qualche modo basteranno per la pensione.
5) Devo occuparmi dei figli, quindi non posso lavorare.
6) Dopo la maternità, non ho più pensato di rimettermi in gioco: riprendere a lavorare mi pesa parecchio.
7) Ho 55 anni, posso smettere di pagare i contributi perché la pensione arriverà presto.
8) Devo occuparmi dei miei genitori anziani e malati. Questo impegno mi verrà riconosciuto.
9) La crisi finanziaria ha bruciato i risparmi di molti. Non investirò mai sui mercati azionari.
10) Non mi occorre molto per vivere, quindi non devo risparmiare.
Punto 1) Già nel punto 1 i rilievi esposti sono molto penetranti e pungenti oserei dire impietosi : il risparmio previdenziale del marito, seppur consistente, per varie cause potrebbe, al momento del bisogno risultare insufficiente per le necessità di entrambi i coniugi. Realisticamente le statistiche riportate evidenziano che divorzi e separazioni sono due fenomeni in costante crescita: se nel 1995, su ogni 1.000 matrimoni si registravano 158 separazioni e 80 divorzi (dati Istat), nel 2009 si arriva a 297 separazioni e 181 divorzi. Pertanto, è assolutamente necessario provvedere autonomamente al proprio futuro.
Punto 2) Citando i dati Istat, sempre riportati da Allianz: la media delle pensione delle donne prendono è pari ad € 12.840 euro lordi l’anno, contro una media di € 18.435 per gli uomini.
Per quanto riguarda Cassa Forense, al 31 dicembre 2013 sono state erogate 26780 tra pensioni di:
Vecchiaia, anzianità, invalidità, inabilità, reversibilità e indirette di cui numero 11201 a donne e numero 155780 a uomini per un importo medio di € 26081 di cui € 16895a donne € 32686 uomini, anche qui la differenza è notevole.
Punto 3) Il risparmio previdenziale va iniziato il prima possibile, in quanto l’entità della pensione viene determinata sia dall’effettività e dalla consistenza dei versamenti ma anche dalla loro durata. Più è alto il tasso di sostituzione, più la pensione sarà sufficiente a garantire un tenore di vita simile a quello posseduto nel periodo lavorativo.
Punto 4) Poiché i redditi femminili sono notevolmente inferiori a quelli maschili, le donne avranno diritto a una pensione conseguentemente inferiore; meglio quindi verificare se sia possibile aumentare i propri contributi per avere diritto a una pensione più alta e valutare ove possibile di integrare il reddito pensionistico con un investimento previdenziale integrativo.
Punto 5) L’attuale legislazione italiana non prevede un’adeguata tutela previdenziale per l’impegno profuso nella cura e nell’educazione della prole o in generale nella cura alla famiglia.
E’ previsto il periodo di maternità obbligatoria per la lavoratrice dipendente nei quali la madre percepisce la quasi totalità della retribuzione (più i contributi previdenziali) e il cosiddetto congedo parentale (6 mesi di maternità facoltativa) durante il quale la lavoratrice avrà il 30% dello stipendio e la garanzia dei contributi figurativi e dell'anzianità lavorativa.
Per le professioniste avvocate la Cassa Forense eroga l’indennità di maternità e riconosce benefici alle colleghe madri.
Punto 6) I dati statistici confermano per le donne difficoltà materiali e psicologiche a riprendere la professione precedentemente esercitata o riprenderla a tempo pieno dopo la maternità, e di conseguenza i diritti sulla pensione acquisiti con attività part-time o lavori saltuari possono risultare inferiori a quelli di un lavoro a tempo pieno. In questi casi è necessario iniziare presto a verificare come poter colmare il gap previdenziale con strumenti integrativi.
Punto 7) Le recenti riforme previdenziali che hanno coinvolto tutti i settori sia dei dipendenti che dei liberi professionisti hanno confermato la necessità di continuare i versamenti contributivi innalzando l’età pensionabile.
Per gli avvocati, si potrà accedere alla pensione a 65 anni o 70 anni con 40 di contributi maturati- con la riforma a regime pieno.
Punto 8) Occorre verificare con attenzione in quale misura la cura dei familiari è riconosciuta per la corresponsione della pensione. Normalmente, dipende da alcuni fattori come il grado di invalidità della persona da assistere e la durata del periodo di cure.
Punto 9) La cosiddetta ignoranza finanziaria penalizza soprattutto le donne che tendono ad rimanere estranee alle valutazioni riguardanti il loro stesso patrimonio affidandosi al coniuge e ad operatori casuali. Nell’articolo si suggerisce di mantenere i titoli azionari o obbligazionari nei i pacchetti di previdenza soprattutto per i giovani. Anche qualora il valore delle azioni diminuisse, nel corso degli anni avrà probabilmente tempo di aumentare nuovamente. Gli esperti sostengono che una trentenne può avere una quota di azioni fino al 70%. I titoli di stato e gli investimenti a reddito fisso (con rendimenti inferiori, ma maggiore sicurezza in termini di capitale) per la stessa donna dovrebbero essere pari a un massimo del 30% dell’investimento. Più l’età avanza, meno azioni vanno tenute nel proprio investimento. La quota di azioni di una 65enne dovrebbe essere pari quasi a zero.
Punto 10) Anche questa affermazione dovrà essere esaminata con attenzione. E’ indispensabile valutare il proprio fabbisogno economico che varia notevolmente da individuo ad individuo e varia nelle diverse fasi della vita: matrimonio, gravidanza, fine dell’attività lavorativa, part time, uscita di casa dei figli sono tutti fattori che modificano le esigenze economiche. In linea di massima, gli esperti consigliano ad ogni donna di investire il 10% del reddito nella previdenza per la propria vecchiaia.
Certamente i punti così come riportati possono provocare un “effetto choc” ma ci è parso un progetto utile che offre un modello nuovo ed immediato di analisi di problematiche complesse che certamente meritano tutta la nostra attenzione.
Avv. Cecilia Barilli – Delegata di Cassa Forense