Cassa Forense guarda al futuro con consapevolezza e serietà

di Giulio Pignatiello

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Anche la nostra Cassa, in questi mesi, è stata chiamata a delle scelte importanti per ottemperare alle prescrizioni imposte dal nuovo governo che ha richiesto all’ente, con il comma 24 dell’art. 24 del D.L.201/11, convertito nella legge 214/2011, di dimostrare la propria sostenibilità economica e finanziaria per un periodo di 50 anni.
Vediamo nel dettaglio quali sono state le modifiche approvate il 5 settembre 2012 dal Comitato dei Delegati.
1. E’ stato abrogato l’art. 30 del Regolamento dei Contributi, con la conseguenza che l’aliquota del contributo integrativo resterà sine die al 4%.;
2. si è deciso, definitivamente, di modificare il metodo di calcolo del trattamento previdenziale finale prevedendo che per determinare la prestazione pensionistica si terrà conto, nel computo della media reddituale, di tutti gli anni di contribuzione effettivamente validi;
3. il contributo soggettivo dal 1/1/2013 sarà del 14%;
4. sempre il contributo soggettivo passerà poi al 14,50% dal 1/1/2017 ed al 15% dal 1/1/2021.
Per la parte eccedente il tetto reddituale, pari ad € 94.000,00, l’aliquota del 3% resterà invariata.
Mentre per i pensionati che continuano a lavorare dopo la pensione – oppure dopo l’ultimo supplemento – il contributo che, per legge deve essere al 50% dell’aliquota ordinaria del soggettivo, è pari al 7% del reddito professionale netto ai fini IRPEF e nella misura del 3% del reddito eccedente il tetto (€ 94.000,00). Tale contributo verrà elevato soltanto a decorrere dal 1/1/2017 passando prima al 7,25% e, successivamente a decorrere dal 1/1/2021 al 7,50%;


5. per ciò che concerne la “quota di pensione modulare”, è stato previsto il versamento del relativo contributo soltanto nella forma facoltativa, con la possibilità di destinare dal 1% al 10% del proprio reddito professionale Irpef sino al tetto reddituale sopra evidenziato.
Viene eliminato il versamento del 1% a titolo di contributo modulare obbligatorio;
6. infine, per il calcolo delle pensioni, sarà applicata l’aliquota unica, determinata nel 1,40%. Inoltre, tale coefficiente può essere ogni tre anni rideterminato, da parte del Consiglio d’Amministrazione, nell’eventualità di mutamento delle caratteristiche demografiche della categoria e di variazioni alla speranza di vita della popolazione attiva degli iscritti alla Cassa.
Le modifiche approvate consentiranno agli iscritti di guardare con più consapevolezza al loro futuro.
Il sistema previdenziale forense, con l’approvazione delle predette misure, ora sottoposte all’approvazione dei Ministeri vigilanti, raggiungerà importanti e non trascurabili obiettivi.
1. Equilibrio economico finanziario di lungo periodo.
I provvedimenti adottati permettono di raggiungere l’importante risultato dell’equilibrio economico e finanziario per un periodo di gran lunga superiore ai 50 anni tassativamente richiesti dal governo.
2. Equità delle misure adottate.
E’ stato fortemente voluto che i nuovi sacrifici richiesti venissero spalmati su tutte le fasce anagrafiche e reddituali senza danneggiare alcune in danno di altre.
3. Finanziamento del proprio trattamento pensionistico.
Al fine di ottenere un miglior riequilibrio del sistema si è puntato a far sì che la pensione retributiva da liquidare venga finanziata interamente dai contributi versati, valorizzando il sinallagma “contributi versati e pensione percepita” senza però rinunciare al “principio di solidarietà” che rappresenta il caposaldo del sistema previdenziale forense.


4. Certezze per i neo iscritti.
Il giovane che si iscriverà alla Cassa dal 1.1.2013 avrà due importanti certezze:
a) la garanzia della prestazione pensionistica alla fine del suo percorso lavorativo;
b) conoscerà esattamente la contribuzione da versare nei prossimi anni per finanziare il proprio trattamento previdenziale.
Le scelte di rigore adottate puntano, seriamente, ad alimentare le aspettative di chi ancora crede nella nostra professione e di chi si avvicina alla stessa con passione ed entusiasmo.
Seppur avvolti dalle mille problematiche che oggi affliggono la nostra categoria dobbiamo anche pensare, tra le altre cose, al nostro futuro post lavorativo.
La previdenza di base è obbligatoria e da tale concetto non si può prescindere in alcun modo.
Gli iscritti non possono ipotizzare di cancellarsi dalla Cassa per poi migrare in modo transitorio nella precarietà della gestione separata Inps.
Infatti, in soli tre casi è possibile cancellarsi dalla Cassa: 1) chiudendo la partita IVA; 2) cancellandosi dall’Albo; 3) quando per tre anni di seguito non si raggiungano i parametri richiesti per l’accertamento della continuità professionale.
In tale ultimo caso sarebbe astrattamente possibile iscriversi alla gestione separata INPS ma qualora, successivamente, i parametri reddituali minimi vengano nuovamente superati, anche se per un solo anno, scatta l’iscrizione d’ufficio alla Cassa Forense. E’ ovvio che tale eventualità creerebbe numerosi disagi non solo agli enti previdenziali ma allo stesso iscritto.
E’ bene, pertanto, che i giovani che intendono davvero esercitare la professione forense costruiscano da subito il proprio percorso previdenziale con l’ente “naturale” di appartenenza.
Da parte sua la Cassa Forense dimostra di essere solida ed efficiente ed in grado di garantire ad ogni avvocato il trattamento previdenziale ed assistenziale che ciascuno iscritto si è riuscito a costruire nel corso degli anni ed ha il diritto di ricevere al termine della professione.

Avv. Giulio Pignatiello - Delegato di Cassa Forense


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