Al servizio dei cittadini
17/12/2012
Stampa la paginaSaluto e ringrazio in particolare il mio Presidente Manuel Virgintino che conduce egregiamente il nostro Ordine di Bari e che ha profuso tutto il suo notorio impegno per l’organizzazione e la riuscita dell’evento, e mi auguro che in questo Congresso possa manifestarsi una energica riaffermazione del ruolo fondamentale che l’Avvocatura autonoma ed indipendente svolge nello Stato democratico e garante dei diritti.
Al servizio dei cittadini, come è il tema congressuale.
Certo le difficoltà nelle quali ci troviamo ad operare sono notevoli, crisi economica e finanziaria, inefficienza e costi del servizio giustizia, interventi normativi emergenziali, un ordinamento professionale non ancora adeguato alle esigenze della società civile, una politica non ancora consapevole della nostra funzione e della nostra specificità e che mortifica il nostro lavoro e la nostra dignità.
Ma i valori costituzionali, ed i principi di libertà e di legalità che siamo chiamati a difendere quotidianamente ci impongono di trovare al nostro interno tutta la forza necessaria per affrontare e superare queste difficoltà e impegnarci per la costruzione di un futuro migliore per le prossime generazioni.
Oggi più che mai l’unità dell’Avvocatura è indispensabile e deve essere perseguita responsabilmente da tutte le componenti della categoria senza se e senza ma.
In questo mio intervento voglio affrontare tre temi di attualità:
- La solidità della Cassa Forense come piattaforma per lo sviluppo della professione
- La previdenza e la professione forense
- La previdenza forense e la politica
Primo tema: la sostenibilità della gestione previdenziale
Devo innanzitutto annunciare a questa Assemblea Congressuale che, in data 15 novembre, il Ministero del Lavoro, con il parere favorevole della Giustizia e dell’Economia, ha comunicato l’approvazione della delibera adottata dal Comitato dei Delegati di Cassa il 5 settembre, ritenendo soddisfatti i requisiti di sostenibilità cinquantennale prescritti dall’art. 24 comma 24 della legge Salva Italia.
Abbiamo dimostrato di assicurare l’equilibrio finanziario tra entrate contributive e spesa per prestazioni pensionistiche secondo un bilancio tecnico riferito ad un arco temporale di cinquanta anni, cioè al 2062, così come chiestoci dal Ministro Fornero.
Ministro che proprio ieri, con un comunicato stampa ufficiale, ha dato pubblico riconoscimento sia della correttezza e responsabilità del risultato ottenuto con il consolidamento dei conti, sia della volontà collaborativa manifestata, sia della particolare attenzione riservata alle esigenze di tutela delle nuove generazioni. L’auspicio del Ministro è stato quello che le Casse realizzino strumenti di welfare allargato, nell’ottica di un moderno disegno di sostegno solidale.
E’ un risultato di grande importanza, dal punto di vista tecnico e da quello politico, nel senso di perseguimento dell’interesse generale, tenuto conto che, come sappiamo bene, il nostro sistema previdenziale è autofinanziato, e cioè è basato soltanto sui contributi che annualmente versiamo.
Voglio ringraziare pubblicamente tutti i consiglieri e delegati di Cassa per l’impegno ed il contributo, anche critico, che hanno profuso per il raggiungimento di questo obiettivo, sotto la vigile supervisione del collegio sindacale, e cioè il superamento dello “stress test” del sistema che ci è stato imposto dal Governo. Come voglio ringraziare sentitamente il nostro consulente attuario Dott. Luca Coppini che ha supportato i nostri lavori ed ha redatto i bilanci tecnici.
Le misure correttive della nostra riforma strutturale entrata in vigore nel 2010, che già assicurava un equilibrio trentennale, sono state contenute, ma estremamente mirate ed adeguate allo scopo, e possono essere così sintetizzate: determinazione di un’aliquota unica di rendimento al 1,40% per il calcolo della pensione, aggancio di tale aliquota alla speranza di vita, riferimento ai redditi di tutta la vita lavorativa per il calcolo della pensione, definitiva fissazione del contributo integrativo al 4%, aumento del contributo soggettivo al 15% a partire dal 2021, anno in cui la riforma del 2010 andrà a regime.
Nell’incontro di domattina le misure saranno spiegate nel dettaglio.
Il dato tecnico importante è quello che secondo il bilancio tecnico specifico della nostra categoria non soltanto il saldo previdenziale e quello gestionale sono positivi al 50° anno, ma gli stessi sono sempre positivi per tutti i 50 anni delle proiezioni e che alla costante positività dei saldi si aggiunge poi una costante e notevole crescita del nostro patrimonio.
E ciò è stato evidenziato espressamente nell’approvazione ministeriale.
Il dato politico generale è quello che con le misure approvate abbiamo salvato i principi cardine della nostra previdenza: la solidarietà e l’adeguatezza delle prestazioni, che sarebbero state messe a serio repentaglio da un passaggio al sistema c.d. contributivo, proprio delle pensioni pubbliche, come altri lamentano.
Con il risultato ottenuto, che può essere definito un sistema retributivo sostenibile, abbiamo coniugato la sostenibilità finanziaria a quella sociale, abbiamo minimizzato i sacrifici richiesti, abbiamo preservato il sistema assistenziale, abbiamo posto le basi definitive per i necessari interventi a sostegno della categoria e sul miglioramento dell’efficienza dei servizi, sui quali focalizzeremo la nostra iniziativa.
Altro risultato importante è il raggiungimento della quasi totale copertura del trattamento previdenziale con la contribuzione versata, per cui il costo delle future pensioni non verrà più caricato sulle generazioni future.
Consideriamo poi che in base al nostro bilancio consuntivo del 2011, nonostante le citate difficoltà operative ed il quadro economico globale dell’aggravamento della recessione e dell’impatto sulla professione e sull’andamento dei redditi degli avvocati, abbiamo ottenuto un avanzo di esercizio di circa 550 milioni di euro, con un patrimonio complessivo che ha superato 5 miliardi di euro.
Attraverso un’oculata e prudenziale politica di investimenti finanziari, che comunque esclude nel modo più assoluto titoli tossici, strutturati e derivati, abbiamo contenuto gli effetti negativi dell’andamento generale dei mercati, attestandoci su un rendimento della gestione mobiliare al 3,2%.
Abbiamo deliberato di costituire il nostro fondo immobiliare d’investimento, denominato Fondo Cicerone, ed abbiamo avviato la selezione della SGR che dovrà gestirlo.
Cassa Forense ha compiuto quest’anno il Sessantennale dalla sua istituzione.
In questi anni è stata sempre accanto agli avvocati impegnandosi a garantire un degno sistema di protezione sociale.
Attraverso il costante confronto con i profondi mutamenti che hanno caratterizzato la categoria professionale e le diverse normative che si sono succedute nel tempo, ha saputo cogliere con consapevolezza i segnali della contemporaneità e tracciare le linee guida dell’azione futura per il consolidamento del sistema e il miglioramento della sua efficienza.
Possiamo quindi ritenere di aver costruito un sistema previdenziale efficiente, equo, solidale che sarà in grado di resistere alla temporanea instabilità generale e restituire alla categoria la fiducia nel proprio futuro.
Per illustrare adeguatamente i contenuti della riforma definitivamente approvata ed attivare una relazione partecipativa degli iscritti con la Cassa Forense, al fine di meglio interpretare le istanze di base sul tema previdenziale, Cassa Forense organizzerà nel primo semestre del 2013 dieci incontri itineranti sul territorio, 2 al mese, equamente ripartiti tra nord centro e sud, secondo un calendario che sarà prossimamente divulgato.
Gli Ordini coinvolti saranno chiamati a dare il loro contributo logistico e di proposte.
Sarà data ampia diffusione mediatica agli eventi organizzati.
La Cassa si avvicinerà il più possibile alla base con un programma di informazione e formazione che svilupperà certamente una cultura previdenziale più approfondita, oltre ad un confronto con le singole realtà locali.
Secondo tema: la previdenza e la professione forense sono un tutt’uno
Continuano ad acuirsi i segnali di preoccupazione per quanto riguarda l’andamento della professione con la riduzione per il terzo anno consecutivo del reddito e del volume di affari medi pro capite.
Gli iscritti Cassa sono 168.000, con un reddito medio di circa 47.900 euro, che sostanzialmente conferma quello dell’anno precedente, che equivale pressoché al reddito medio rivalutato del 1990.
Attualmente soltanto l’11% degli iscritti Cassa dichiara un reddito superiore al tetto pensionabile di 90.100 euro (in diminuzione erano il 15% dieci anni fa), e produce più del 50% dei redditi complessivi (in diminuzione era circa il 60% dieci anni fa).
Il 22% degli avvocati (circa 43.600) dichiara redditi non superiori a 10.000 euro (media 5.000).
Circa il 40% dichiara redditi tra 18.500 e 90.000 euro.
All’appello manca circa il 24 % degli iscritti all’albo.
La situazione è dunque abbastanza preoccupante.
Ciò detto, all’esame del Senato è finalmente approdata in terza lettura la legge sull’ordinamento della professione forense, che attendiamo da molti decenni, quasi perdendo la speranza di ottenerla.
Apprezzo tutti gli sforzi di quanti si sono impegnati finora per raggiungere questo obiettivo e concordo con quanti pretendono la rapida conclusione dell’iter parlamentare, considerata l’imminenza delle nuove elezioni politiche e l’assoluta incertezza del voto popolare e quindi delle future compagini governative.
Vorrei far notare che anche sul tema della riforma dell’ordinamento forense, come per la previdenza, la nostra categoria è stata sostanzialmente sottoposta ad uno stress test, nel senso che (a mio parere) se non fossero intervenute le misure drastiche del governo tecnico, non avremmo accelerato su un testo da portare in Parlamento, ma avremmo continuato a discutere all’infinito sulle soluzioni possibili ai nostri problemi senza mai approdare ad una conclusione.
Se non riusciamo in questo momento, con questo Parlamento e con questo Governo, a varare la riforma con quanto di buono c’è nella forma e nella sostanza, torneremo di nuovo alle discussioni infinite del passato. E probabilmente quando si penserà di aver trovato un’intesa non ci sarà più un’Avvocatura da disciplinare.
La legge in approvazione delinea lo Statuto speciale dell’Avvocatura, differenziandola dalle altre libere professioni, e questo è già un risultato positivo e ci consentirà di sperimentare i nuovi istituti anche al fine di procedere ai miglioramenti del caso.
La libertà e l’autonomia dell’Avvocatura sono garantite.
Nella legge in approvazione la previdenza entra finalmente e definitivamente nell’ordinamento professionale, eliminando quello steccato che la relegava al ruolo di istituzione che eroga servizi condizionati al reddito.
La tutela previdenziale ed assistenziale, assicurata da una gestione autonoma ed indipendente di categoria, è un diritto di tutti gli avvocati iscritti agli albi.
Ed in questo senso le nuove disposizioni prevedono l’automaticità della iscrizione all’albo ed alla Cassa Forense, ponendo fine al regime ibrido dell’avvocato iscritto alla gestione separata INPS, il quale sottrae risorse alla categoria e rinuncia ai benefici dell’appartenenza al fondo professionale.
Lo Statuto dell’Avvocato si completa con la posizione di iscritto alla Cassa Forense.
Ciò rafforza non soltanto le posizioni individuali e delle famiglie degli avvocati, ma anche la posizione della stessa Cassa Forense, che in ragione della sua appartenenza all’ordinamento professionale allontana da sé ogni sconsiderato tentativo di soppressione ovvero di inglobamento in enti sottratti alla gestione diretta della categoria in funzione dei propri interessi.
La legge in approvazione autorizza Cassa Forense a regolare la gradualità dell’inserimento di quanti oggi iscritti all’albo non potevano essere iscritti alla Cassa, mediante la disciplina di una contribuzione d’ingresso, che non penalizzerà i singoli e consentirà loro di crescere nella professione e nella società, anche con l’ausilio delle provvidenze che sono messe a disposizione dalla fondazione.
La legge in approvazione assoggetta il reddito delle società professionali alla contribuzione previdenziale e risolve quindi un’importante problematica che ancora non è chiara per le altre professioni.
La legge in approvazione renderà chiaro anche il regime delle incompatibilità della nostra professione, eliminando l’anomala figura dell’avvocato che rimane iscritto all’albo, anche se è dichiarato incompatibile ai fini previdenziali; se c’è obbligo di iscrizione alla Cassa per gli iscritti albo, ci sarà obbligo di cancellazione dall’albo per quanto sono dichiarati incompatibili dalla Cassa.
L’occasione che abbiamo di fronte è veramente storica: potremmo nel 2012 ottenere finalmente un ordinamento professionale moderno completo ed una previdenza sicura.
Quale migliore prodotto si può offrire ai cittadini, che rivendicano servizi professionalmente qualificati ed adeguati alle tutele dei diritti e degli interessi?
Se la riforma del sistema previdenziale e il raggiungimento della sostenibilità finanziaria di lungo periodo sono stati possibili, con l’apporto delle componenti della categoria, grazie ad un progetto poi condiviso responsabilmente, credo che con lo stesso spirito e con lo stesso metodo dobbiamo pervenire al risultato della rapida approvazione della nostra legge professionale.
Terzo tema: la previdenza forense e la politica
Su tale argomento molti sono ancora i nodi irrisolti ed i rischi che si corrono.
Nell’ultimo anno gravi attentati all’autonomia gestionale della Cassa, fondazione di diritto privato, sono stati possibili per una travisata applicazione del concetto di organismo di diritto pubblico, di derivazione comunitaria. Essa ha portato a subire le restrizioni proprie degli enti pubblici, senza però usufruire di equivalenti benefici e nello stesso tempo a sacrificare le facoltà gestionali proprie dei soggetti privati.
Il legislatore nel 1994 volle prevedere la privatizzazione delle casse professionali, e questa fu attuata dagli enti interessati sulla spinta delle categorie che volevano separarsi dalla previdenza statale nel timore di un peggioramento del trattamento previdenziale a favore degli iscritti.
Gli amministratori dell’epoca avevano visto bene: oggi grazie alla nostra autonomia possiamo disciplinare la previdenza anche delegificando regole normative superate ed insoddisfacenti, come riconosciuto dalla Corte di Cassazione (vedasi la questione della irripetibilità dei contributi versati), mentre le pensioni pubbliche sono irrimediabilmente asservite alle logiche del debito pubblico, senza alcuna garanzia di stabilità.
Sulla nostra e le altre casse professionali pende ancora la questione dell’inserimento nell’elenco ISTAT delle pubbliche amministrazioni, che ci accomuna irragionevolmente alle pubbliche amministrazioni ed autorizza onerose ingerenze da parte dello Stato nel nostro patrimonio e nella nostra gestione.
Il contenzioso dinanzi al Consiglio di Stato per l’illegittimità di tale inserimento non è ancora concluso.
Siamo assoggettati ad un intricato e complesso sistema di controlli che appesantisce la nostra gestione senza alcun effetto positivo.
Ultimo gravissimo caso è l’assoggettamento alla legge sulla spending review, che ci ha costretto a trasferire allo Stato per questo anno il 5% del risparmio forzoso sui nostri costi intermedi, e per il prossimo anno il 10 % :una vera e propria confisca. Abbiamo versato l’equivalente ma con riserva di ripetizione avviando un’azione giudiziaria per il recupero della somma in ragione della manifesta incostituzionalità della norma.
Questo Congresso e l’Avvocatura unita devono chiedere allo Stato regolatore di eliminare questa ingiusta ed illegittima appropriazione di beni privati.
Devono chiedere che sia garantita la piena ed assoluta autonomia dell’ente privato previdenziale.
Devono chiedere che si ponga termine alla iniqua ed esosa doppia tassazione dei nostri patrimoni, destinati esclusivamente alla funzione previdenziale ed assistenziale.
Devono chiedere che sia definitivamente accantonato ogni progetto di acquisizione della nostra gestione e del nostro patrimonio nell’apparato pubblico.
Cari Colleghi, noi non ci abitueremo mai a vivere in uno Stato in cui si approvano leggi lampo all’insaputa dei soggetti interessati e se ne conosce il contenuto soltanto dai mass media.
Vogliamo ancora credere che la nostra professione abbia pieno titolo per confrontarsi con la politica ed il governo per ottenere il giusto riconoscimento delle proprie prerogative.
Ciò a maggior ragione deve valere per la materia previdenziale che deve garantire un dignitoso tenore di vita dopo anni di attività professionale.
Se con questi propositi si concluderà questo Congresso, sono convinto che il nostro impegno sarà ripagato con un futuro migliore per noi tutti.
Avv. Alberto Bagnoli - Presidente di Cassa Forense