Accesso alla professione forense

di Beniamino Palamone

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Nel corso degli incontri si è dato atto che il Ministro della Giustizia ha finalmente avviato un processo che coinvolge tutto il mondo forense sull’argomento che da decenni è considerato il principale problema dell’avvocatura.
La riforma dell’accesso della professione forense, considerato il numero degli iscritti agli albi (oltre 230mila) appare infatti il presupposto per il rilancio della categoria.
Ampi ed autorevoli settori della società e della politica, i media e l’opinione pubblica condividono la necessità di combattere il sovraffollamento della professione di avvocato ma certamente non sembra possibile varare una credibile riforma della professione senza incidere sul numero di laureati che abbiano diritto ad accedervi.
In tal senso i rappresentanti del mondo forense partecipanti al tavolo hanno concordemente avanzato le loro proposte, tese ad una modifica del corso di laurea in giurisprudenza che, come articolato, comporterebbe una specifica preparazione e, quindi, l’accesso all’esame in numero programmato di candidati, secondo il seguente schema:


  • il corso di laurea sarà costituito da un triennio generalista e da un biennio specialistico destinato all’accesso all’impiego pubblico o privato e da un distinto biennio dedicato alle professioni legali;
  • l’accesso a quest’ultimo biennio specialistico sarà a numero programmato da ripartire fra le singole Università secondo quanto stabilirà periodicamente il Ministro della Giustizia sentito il MIUR;
  • l’accesso al biennio specialistico per le professioni legali sarà subordinato al mantenimento da parte dello studente della regolarità del corso di studi, al conseguimento di una media dei voti di esame non inferiore a 27/30 e ad una prova di ammissione scritta;
  • il biennio specialistico dovrà prevedere materie ed esami strettamente correlati alle professioni al cui accesso è destinato e prevedere prove scritte.

Agli esami di abilitazione professionale potranno accedere solo i soggetti in possesso di laurea specialistica che abbiano ottenuto un voto di laurea non inferiore a 100/110.
Alle perplessità manifestate dal MIUR in relazione ad una nuova, ulteriore modifica al corso di laurea in giurisprudenza, CF ha facilmente obiettato che le numerose modifiche applicate negli ultimi anni (corso di quattro anni trasformato in tre + due, poi quattro + 1 e, ancora, laurea magistrale di cinque anni) erano il sintomo di riforme non soddisfacenti sicchè nessun ostacolo sembra potersi frapporre ad una ulteriore e definitiva modifica che sia finalmente mirata a disciplinare l’accesso alle professioni legali.
E’ quanto mai necessaria una riforma che migliori la formazione anche valorizzando il merito, non essendo più accettabile che gran parte degli iscritti agli albi forensi sia composta da precari o disoccupati spinti all’accesso alla professione da illusorie aspettative e come conseguenza della mancanza di alternative di lavoro.


Alla fine degli incontri la richiesta unanime dell’avvocatura è stata quella di pervenire alla riforma dell’accesso mediante lo strumento del decreto legge o, se possibile e compatibilmente con i tempi di approvazione dell’intera riforma forense, con un emendamento al disegno di legge all’esame della Camera.
Quanto prima dovremmo dunque conoscere anche i tempi e l’iter della riforma. Al vaglio del ministero c’è la proposta unitaria dell’avvocatura del numero programmato all’università: condividerla appare indispensabile per il futuro della nostra professione.

Avv. Beniamino Palamone - Consigliere di Amministrazione

di Cassa Forense

 

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