Covid-19 e il contact tracing: ecco come funzionerà la nuova app “Immuni”

di Emanuele Nagni

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Finalmente ci siamo, con l’approvazione del Garante alla privacy, dal prossimo lunedì 8 giugno sull'intero territorio nazionale si potrà scaricare e installare l’appImmuni, l’applicazione tecnologica scelta dallo Stato italiano per il tracciamento dei soggetti contagiati dal Corona virus, nella “Fase 2” dell’emergenza sanitaria. Attraverso l’installazione dell’app sui nostri dispositivi smartphone e tablet sarà ora possibile sapere se si è entrati in contatto con un soggetto risultato "infetto’.

Lo scorso 25 maggio, infatti, è stato pubblicato il codice sorgente ed è iniziata in questi giorni la fase sperimentale del nuovo sistema di contact tracing a partire da quattro regioni italiane (Liguria, Molise, Marche e Puglia).

Come le altre app, l’utente potrà procedere al download (gratuito) di Immuni esclusivamente dal play store dei dispositivi Android e dall’Apple store per quelli con sistema operativo iOS e, passando alle sue caratteristiche principali, l’app è composta di una parte specifica per il tracciamento (che non si avvale del GPS) e da una sorta di diario clinico che consente all’utilizzatore di annotare tempestivamente i dati relativi alle proprie condizioni di salute e agli eventuali sintomi del Coronavirus.

L’applicazione analizza e monitora i dati rilevati dell’utente sul proprio device, identificato con un ID temporaneo che si modifica costantemente ed è scambiato mediante la tecnologia Bluetooth Low Energy (BLE) con i dispositivi vicini. In tal modo, sono mantenuti nella memoria locale di ogni dispositivo i dati degli altri sistemi sotto forma di codici anonimi crittografati (unitamente ai metadati a essi associati, come la durata e la potenza del segnale percepito) con cui l’utente è entrato in contatto.

Pertanto, quando uno degli utenti risulti contagiato, l’autorità sanitaria gli fornirà un codice di autorizzazione per consentirgli di scaricare il proprio codice anonimo sul server ministeriale, che è costituito da un’infrastruttura pubblica gestita dalla Società Generale d'Informatica S.p.A. (SOGEI) mediante un software del Ministero della salute. Da qui, gli altri dispositivi potranno dunque captare i codici anonimi dei positivi e – se Immuni identifica fra questi il codice di un utente contagiato – lo notifica con un alert al soggetto che vi è entrato in contatto.

Dopo le proposte di Google e Apple e in accordo con il Ministero per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione, gli ideatori dell’app hanno deciso di incrementare la protezione dei dati personali, intervenendo sul suo funzionamento. Così, ogni volta che due dispositivi s'incontrano, si scambiano il proprio ID anonimo localmente generato in modo crittografico, consentendo al device di trattenere soltanto un elenco numerico, privo di dati identificativi della persona.

La trasmissione dei dati è criptata e firmata con chiave digitale per assicurare la massima sicurezza e riservatezza soprattutto nella fase di ‘uscita’ del dato dal dispositivo del singolo utente.

Con le Application Programming Interface (API) rilasciate da Google e Apple, gli sviluppatori potranno poi calibrare meglio la rilevazione della distanza intervenendo sulla potenza del segnale Bluetooth e sui relativi tempi di esposizione, per impedire il rischio di falsi positivi, dovuto al fatto che è la prima volta che il Bluetooth non viene usato a fini di comunicazione, ma di tracciamento.

I due colossi mondiali prevedono anche una fase successiva in cui integrare l’app direttamente nei dispositivi Apple o Android senza la necessità di installarla, fino ad allora però sarà necessario attendere che le aziende rilascino una versione aggiornata dei propri sistemi al pubblico.

Avv. Emanuele Nagni - Foro di Roma


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