L’avvocato contemporaneo, digitalizzazione dell’uomo o umanizzazione della macchina?

di Emanuele Nagni

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Negli ultimi tempi la professione forense, anche grazie alla spinta della digitalizzazione, sta cambiando. Al tempo di oggi, stanno trovando sempre maggiore spazio nuove figure professionali, diverse rispetto ai canoni del passato e sempre più dotate di strumenti innovativi come l’Artificial Intelligence.

Infatti, l’avvocato di oggi si specializza in settori sempre più diversi rispetto a quelli tradizionali, che gli consentono di assumere il ruolo di avvocato sales o project manager, di avvocato manageriale o specialista nelle tecniche più innovative di approfondimento digitale.

È proprio per tali ragioni che il cambiamento digitale, accelerato dopo la fase dell’emergenza sanitaria da diffusione epidemiologica di Covid-19, costituisce una sfida per il settore legale, sempre più tenuto a stare al passo con i tempi mediante l’acquisizione di competenze trasversali, meglio note come soft skills.  

Pertanto, nell’attuale mercato del lavoro in evidente esubero di capitale umano, è ormai imprescindibile la necessità per lo studio legale di assumere la connotazione, di origine anglosassone, di law firm’, in grado di investire tanto sulle human resources, quanto sull’infrastruttura tecnologica. 

L’approdo dell’intelligenza artificiale sta via via conducendo le nostre generazioni ad una vera e propria rivoluzione copernicana, specie laddove il focus si rivolge alle grandi operazioni economico-finanziarie, alle fusioni e acquisizioni, alle privatizzazioni e quotazioni di titoli, agli investimenti in ambito real estate e private equity, al mercato dei capitali e alla data protection.

Tali settori richiedono dunque la conoscenza di un apparato normativo sempre più eterogeneo sul piano nazionale e sovranazionale, di avere competenze in ambito geopolitico e internazionalistico, oltre ad attitudini manageriali e capacità relazionali e reputazionali. 

Il professionista, con l’avvento della digitalizzazione, può quindi accedere più agevolmente a tali settori, per cogliere o anticipare il trend delle diverse industries e offrire una risposta alle diverse tipologie di clientela e delle questioni sottoposte all’attenzione dell’avvocato digitale.  

Tali complessità impongono al legale dell’organizzazione aziendale lo sviluppo di una sensibilità non più solamente tecnico-giuridica, ma sempre più rivolta al management e al risk assessment, alla prevenzione del reato mediante la predisposizione e applicazione di modelli di organizzazione, gestione e controllo (nel settore dei c.d. white collar crimes), del whistleblowing e dell’implementazione di strategie di comunicazione e marketing che possano far fronte alle esigenze di ogni tipo di stakeholder, azionista, finanziatore e investitore, dipendente, fornitore, cliente o chiunque sia coinvolto nella supply chain. 

L’incarico di consulenti legali conferito a soggetti esterni alla realtà aziendale richiede poi di essere costantemente aggiornati della crescita evolutiva dell’impresa e delle sfide che questa deve quotidianamente fronteggiare, per offrire un supporto che si spinge ben oltre le tradizionali mansioni, facendo leva sull’estesa casistica maturata dalle molteplici tipologie di clienti, in un mondo sempre più globale. 

Alla luce di tali valutazioni, l’automa ‘intelligente’ potrà presto sostituire l’intervento umano dell’avvocato, che attraverso un progressivo affiancamento sarà sempre più escluso dalla gestione di incarichi di natura prevalentemente organizzativa, come il contenzioso massivo o le attività di due diligence, che pongono l’AI inizialmente sul piano di mero supporto, ma successivamente di vero competitor dell’uomo

Tuttavia, per quanto lo sviluppo tecnologico possa progressivamente raggiungere vertici certamente non trascurabili, la componente umana rappresenta ancora oggi l’aspetto preminente e per questo mai trascurabile, seppur le più frequenti attività professionali siano già, allo stato attuale, gestite da software implementati ad hoc, che circoscrivono sensibilmente il contributo della risorsa-uomo. 

Avv. Emanuele Nagni del Foro di Roma


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