IL PIANO NAZIONALE DI RIPRESA E RESILIENZA E GLI OBIETTIVI DI RIFORMA DELLA GIUSTIZIA PENALE

di Emanuele Nagni

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Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) è un programma volto all’impiego e alla ripartizione delle risorse stanziate dall’Unione Europea mediante il c.d. “Recovery fund”, quale strumento di rilancio dell’economia a seguito dell’emergenza da diffusione epidemiologica di SARS-CoV-2.

Nel settore giudiziario, il piano si propone l’obiettivo di prevedere azioni di riforma preordinate alla riduzione dei tempi di svolgimento dell’iter processuale, ad interventi e finanziamenti con opere di digitalizzazione ed efficientamento delle aule di giustizia, ad un’efficace gestione del carico giudiziale pregresso e ad operazioni edilizie nelle strutture penitenziarie.

Infatti, a seguito delle Raccomandazioni emesse dal Consiglio europeo negli ultimi anni e del Country Report 2020 della Commissione UE, è emerso che l’Italia deve necessariamente far fronte all’eccessiva durata del processo civile in tutti i gradi di giudizio, oltre che intervenire nel potenziamento degli organici e nell’eliminazione delle diversità esistenti, in termini di efficienza, fra i tribunali presenti sul territorio nazionale.

In ambito penale, oltre ad evidenziare le criticità connesse alla scarsa efficienza processuale, i suggerimenti sollevati dalle istituzioni dell’Unione mirano ad implementare con maggiore efficacia i moti di contrasto al fenomeno corruttivo, con l’esecuzione di interventi in materia di lobbying, conflitti di interessi e whistleblowing. 

Per ottemperare a tali finalità, quindi, il PNRR prevede non solo riforme di carattere ordinamentale, ma anche il miglioramento dell’apparato giudiziario mediante la dotazione di risorse umane e tecnologiche, portando alla piena attuazione l'Ufficio del processo, consolidando la capacità amministrativa del sistema e potenziando l’infrastruttura digitale mediante la correzione delle criticità e la diffusione dei sistemi telematici.

Con un focus maggiormente rivolto al settore penalistico dell’ordinamento processuale, il PNRR mira non solo a rendere più efficiente la gestione dei processi, ma anche ad accelerarne i tempi di definizione, attraverso la Legge 27 settembre 2021, n. 134, consistente nella “Delega al Governo per l'efficienza del processo penale nonché in materia di giustizia riparativa e disposizioni per la celere definizione dei procedimenti giudiziari”.

Fra i maggiori obiettivi, a mero titolo esemplificativo, vi sono:

  • l’esigenza di semplificazione e razionalizzazione del sistema di atti processuali e notifiche;
  • la necessità di intervenire nelle fasi delle indagini preliminari e dell’udienza preliminare per garantire scansioni temporali ben definite e stringenti;
  • l’importanza di estendere i casi di ricorso ai riti alternativi e l'incentivazione dei benefici ad essi conseguenti;
  • l’urgenza di apprestare strumenti in grado di offrire una maggior selettività all’esercizio dell’azione penale e all’accesso al dibattimento e al giudizio di appello.

Nello specifico, per conferire maggiore speditezza alla fase dibattimentale del primo grado di giudizio, sono proposte misure di reintroduzione della relazione illustrativa delle parti sulle richieste istruttorie e fissazione anticipata dei termini di deposito degli elaborati peritali, oltre a maggiori adempimenti per la calendarizzazione delle udienze di istruzione dibattimentale e discussione finale.

Infine, fra le azioni volte alla riduzione del carico processuale delle aule di giustizia, la vis riformatrice dovrebbe riguardare la procedibilità dei reati; l’introduzione dell’estinzione di peculiari ipotesi di reato mediante condotte riparatorie a tutela della vittima e, da ultimo, l’estensione dei casi di esclusione della punibilità per particolare tenuità del fatto.

In buona sostanza, solo attraverso una profonda e complessa opera riformatrice del procedimento penale sarà possibile allinearsi alle indicazioni del Piano Nazionale. La delega governativa dovrà essere esercitata entro il 19 ottobre 2022, per consentire che la necessaria approvazione dei decreti attuativi avvenga nel rispetto della scadenza di fine anno. Solo così, dunque, i riflessi positivi in termini di durata processuale potranno verosimilmente essere riscontrati nel termine del 2024.


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