LA PROTESTA DELLE DONNE IN TURCHIA ILLUMINA I LATI BUI DELL’OCCIDENTE DEMOCRATICO

di Alessandra Capuano

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In Turchia le donne stanno protestando da giorni, con coraggio, costanza e determinazione, contro il “ritiro” da parte del governo del Presidente Erdogan della firma della convenzione tra i paesi del Consiglio d’Europa per la prevenzione e il contrasto alla violenza di genere, che proprio la Turchia aveva fortemente promosso e voluto, tanto da esserne la prima firmataria nel maggio del 2011.

Per la Turchia di oggi quell’accordo internazionale, universalmente noto come convenzione di Istanbul, sarebbe impensabile, così come lo è per l’Ungheria di Orban, che lo ha già rinnegato un anno fa.

Le donne turche però non ci stanno a farsi ricacciare indietro e ad accettare di subire in silenzio la violenza, domestica e di genere, che l’Ordinamento turco blandamente condanna, ma che di fatto giustifica in nome dell’unità della famiglia.

Per chi ricorda il percorso italiano che ha condotto all’attuazione dei precetti costituzionali di eguaglianza all’interno della famiglia, questo argomento risulterà molto familiare. In nome dell’unità della famiglia, infatti, sono stati giustificati per secoli crimini e atrocità che la lotta delle donne ha saputo denunciare e contrastare.

Adesso tocca alle donne turche e loro stanno dimostrando che il ripensamento del governo conservatore è tardivo, perché il mondo, anche grazie alla Turchia, è progredito.

Le donne in Turchia stanno dicendo con forza che dai principi della Convenzione di Istanbul non si torna indietro e che non ci stanno a pagare in silenzio il prezzo dell’arretratezza culturale del potere patriarcale.

Ma, mentre nel mondo occidentale in molti sostengono la protesta delle sorelle turche, non sarebbe male che ci fermassimo un momento a riflettere sul fatto che nei Tribunali italiani la convenzione di Istanbul, che è la legge dello Stato n.77/2013, è largamente ignorata.

Non è per caso, infatti, che si insiste a chiamarla “convenzione internazionale”, perché così facendo idealmente se ne allontana l’applicazione dal cortile di casa nostra, dove però la violenza domestica resta una realtà e non è certo il ricordo di tempi lontani.

La protesta delle donne in Turchia dovrebbe perciò essere fonte di ispirazione e non soltanto di solidarietà.

Avv. Alessandra Capuano – Foro di Vicenza


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