CERTIFICAZIONE DELLA PARITÀ DI GENERE E INCENTIVI PER LE IMPRESE: UN POSSIBILE CAMBIO DI PASSO SUL GENDER GAP?

di Ida Grimaldi

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La questione della parità di genere e della disparità salariale tra donne e uomini è tra gli obiettivi dell’Agenda 2030 ONU per lo Sviluppo Sostenibile, nonché  uno dei pilastri nei progetti del PNRR. L’Italia, proprio per mettere in atto strategie concrete e verificabili per ridurre il divario di genere, ha redatto nel luglio 2021, per la prima volta, la “Strategia Nazionale per la Parità di genere 2021-2025”.

Uno degli strumenti previsti dalla strategia è la Certificazione della Parità di Genere, istituita poi formalmente dalla Legge 5 novembre 2021 n.162  ( articolo cf.news "Parità salariale tra uomo e donna: le modifiche al codice delle pari opportunità") laddove all’art.  4  ha inserito il  nuovo art. 46 bis all’interno del Codice delle Pari Opportunità (Dlgs. n.198/2006). L’obiettivo è incentivare le imprese a politiche di sostenibilità aziendale, volte a “ridurre il divario di genere in relazione alle opportunità di crescita in azienda, alla parità salariale e parità di mansioni, alle politiche di gestione delle differenze di genere e alla tutela della maternità”. La finalità è quella di migliorare la possibilità per le donne di accedere al mercato del lavoro, di leadership e di armonizzazione dei tempi vita. Al fine di promuovere l’adozione della certificazione della parità di genere da parte delle imprese, il sistema prevede un principio di premialità che si realizza con l’introduzione di meccanismi di incentivazione.

Più nello specifico, in base all’art. 5, comma 2, della legge 5 novembre 2021 n. 162, alle aziende private che siano in possesso della certificazione della parità di genere è concesso un esonero dal versamento di una percentuale dei complessivi contributi previdenziali a carico del datore di lavoro per il settore privato per l’anno 2022, quale attestazione del loro concreto impegno per la riduzione delle disparità di genere. In particolare, sono stati stanziati 50 milioni di euro per il 2022 e l’esonero è determinato in misura non superiore all’1% e nel limite massimo di 50.000 euro annui per ciascuna impresa. Va precisato che, ai sensi del decreto del Ministro per le pari opportunità e la famiglia del 29 aprile 2022,  potranno accedere all’esonero contributivo soltanto le imprese in possesso della certificazione rilasciate da Organismi di certificazione accreditati alla Prassi di riferimento UNI/PdR 125:2022.

Il 20 ottobre 2022 è stato poi adottato dal Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con i Ministri per le pari opportunità e la famiglia e dell'economia e delle finanze, il  decreto attuativo dell’art. 5 l n.162/2022, che  ha definito i criteri e le modalità di concessione di tale esonero, per il quale serve apposita domanda all’INPS. Detto Ente, con circolare n. 137 del 27 dicembre 2022, ha stabilito le istruzioni operative per l’accesso all’esonero contributivo con termine di presentazione della relativa domanda  fino al 15 febbraio 2023.

Sempre la Legge n.162/2021, c.d. sulla “parità salariale” ha riconosciuto (art. 5, comma 3), alle aziende che alla data del 31 dicembre dell’anno precedente a quello di riferimento siano in possesso della certificazione della parità di genere , un punteggio premiale per la valutazione di proposte progettuali da parte di autorità titolari di fondi europei nazionali e regionali, ai fini della concessione di aiuti di Stato a cofinanziamento degli investimenti sostenuti.

Ancora, il decreto legge 30 aprile 2022, n. 36 recante “Ulteriori misure urgenti per l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza”, art. 34, ha introdotto nel “Codice dei contratti pubblici, rispettivamente agli articoli n. 93 e n. 95 del decreto legislativo n. 50 del 2016, una diminuzione della garanzia prevista per la partecipazione alle procedure di gara da parte di aziende certificate, oltre alla possibilità per le amministrazioni aggiudicatrici di istituire sistemi premiali legati al possesso della certificazione di genere.

In definitiva lo sforzo normativo in atto, teso a incentivare una effettiva politica di parità e di trasparenza all’interno delle aziende, potrebbe portare a quel necessario cambiamento culturale che è la base di partenza per raggiungere la parità di genere. Ciò comporterebbe un importante cambio di passo nel lungo e difficile percorso volto a superare il gender gap.

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